Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
/ VEGGENTIQuesto concetto, che certamente non fu privo d'efficienza nel consolidamento della volontà nazionale, e-ra uno dei capisaldi della propaganda nazionalista. Ciò che indubbiamente ci spetta — era la tesi favorita di quella propaganda — occorre sia dovuto soltanto alla nostra forza e al nostro valore : altrimenti perderemmo ogni riputazione nazionale e andremmo incontro a un dimani di tristezza e di vergogna.
Sostenere che questa formidabile guerra non ci tocca e che possiamo rimanere sino all'ultimo indifferenti e inerti — dicevano i nazionalisti — è sostenere cosa assurda. Ci tocca in quanto è guerra generale e si contende dei destini d'Europa e del mondo, e quando questi si determinassero noi assenti, ci troveremmo alla mercè dei vittoriosi, e ridotti a chiedere loro aiuto contro l'immancabile rancore dei vinti, quindi in pesante condizione di dipendenza e perennemente inceppati in ogni nostra aspirazione e quasi in ogni nostro volere. Siamo grande potenza, oltre che per incomparabile prestigio storico, per numero di cittadini, per vastità di territorio, per espansione di vita coloniale, anche se recente; abbiamo poderosi interessi in tutto il Mediterraneo, specie in Oriente, e nel continente africano non possiamo diminuirci senza perderci; quegl'interessi dobbiamo trattare cogli altri da pari a pari e risolverli in piena condizione di egualità, nè sempre si può, nè sempre è bene essere soli, e per acquistare amici e alleati è necessario valere, e non si vale se nei solenni istanti mondiali si sta in casa, mentre tutto avvampa dintorno d'alto incendio, troppo quieti e veramente oziosi ed i-nutili.
Questa tesi nazionalista aveva un'evidente base di verità e rispondeva pure ad un elevato concetto di dignità nazionale : era evidente quindi ch'essa dovesse a-ver presa sull'anima popolare.
Altro elemento importante, che concorse alla formazione della volontà italiana, fu la simpatia per la Francia. Non solamente quella simpatia quasi dogmatica, che veniva da alcuni rimproverata ai nostri democratici; ma una vera rinascita spontanea di antiche
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