Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
UN POPOLO SFIDATOTi-tto si andava concatenando. L'azione libica e l'azione albanese apparivano ormai come capitoli dello stesso romanzo.
« Le insurrezioni — scriveva Francesco Coppola — che la guerra santa e le mene turco-tedesche hanno sollevato in Cirenaica e nel Fezzan, e che già costano del sangue italiano, debbono servire a paralizzare l'Italia ed a vietarle di intervenire nella grande guerra. Analogo è il caso dell'Albania. Anche qui si può prevedere che la rivolta anarchica degli austriacanti e dei giovani turchi immobilizzerà l'Italia nella neutralità sino all'ultimo. A-nalogo è il caso delle nostre colonie dell'Africa orientale, che la guerra intorno :al Canale di Suez minaccia di isolare dalla madre patria. Analogo è il caso dei nostri interessi in Egeo e nell'Asia Minore, dove i turchi si impadroniscono dei nostri conventi, che sono l'avanguardia della nostra penetrazione. Come si vede, dunque, su tutti i punti del nostro dominio o della nostra influenza, nel Mediterraneo e fuori del Mediterraneo, la minaccia ci viene dalla stessa parte, e tende alla nostra paralisi a favore delle stesse Potenze, che sono le medesime contro le quali abbiamo ancora da compiere la nostra unità nazionale. A Trento, a Trieste, a Durazzo, a Vallona, in Cirenaica, nel Fezzan, in Eritrea, in Somalia, nel Dode-caneso, a Adalia ed a Mersina, il pericolo ci viene dalla stessa parte, dalla stessa parte è il nemico....
« Considerare tutte queste questioni come indipendenti l'una dall'altra, volerle risolvere separatamente, non riconoscerne la unità sostanziale, è da ciechi. Contrapporle le une alle altre è da traditori. Credere di poterle risolvere con la neutralità o nella neutralità è da neutralisti, cioè da impotenti. Una nazione che non fa la guerra, che non osa fare la guerra, nemmeno quando la totalità dei suoi interessi, sentimentali e concreti, etnici ed imperialistici, adriatici è mediterranei, vengono messi in pericolo dalla azione altrui, è una nazione contro cui si può tutto osare, una nazione con la quale nessuno sarà più tenuto a discutere, una nazione che non
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