Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
IliGLI ARMAMENTI AI CONFINI
Le fortificazioni trentine — i movimenti di truppe — L'arciduca « inattivo » — Tutto minato — La controsmentita all'Ambasciata austriaca — L'elenco dei lavori militari — L'attività sotto la neve — La difesa della frontiera orientale— i campi trincerati — La «Landwehr » — Il cemento per le trincee — Febbrile attività a Pola — Contro chi si arma?
Con la ferrea vigilanza alle frontiere, col bavaglio messo ai suoi giornali; l'Austria sperava di tener celati gli armamenti che andava eseguendo contro l'Italia. Ma mille voci arrivarono oltre i confini e fecero conoscere agli italiani non soltanto la realtà di quegli armamenti, ma anche la loro formidabile importanza.
Nel Trentino, dove già durante gli anni dell'alleanza l'Austria aveva accumulato imponenti fortificazioni, i lavori furono ripresi con febbrile attività. I forti, che nei primi giorni della guerra erano stati sguerniti di parte del materiale per trasportarlo altrove, furono ampiamente riforniti d'artiglierie e di munizioni.
Le strade furono rapidamente trasformate in vie d'accesso alle piazzuole fortificate sui monti. Gli uomini esclusi dalla leva in massa e le donnfe disoccupate dovettero lavorare ai trinceramenti. Dai forti che cingono Trento alle ridotte che guardano la Valsugana di sopra le cime di Le vico, dai forti che si affacciano al Vicentino dall'altopiano del Lavarone, al forte del Tonale che chiude la via di Valcamonica, giù giù, fino agli sbarramenti intorno a Riva, sul Garda, la preparazione era intensa.
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I. Reggio — Storia della grande guerra d'Italia — Voi. Vi 4
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