Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIAme, sicché, come impallidirono, nessuno rispose. Ed il capitano provinciale, cavalier Teodoro Kathrein, che presiedeva, imbarazzato e colpito anche lui dal grave silenzio che incombeva nella sala, ritenne miglior cosa sospendere la seduta.
« A conferma della minaccia di distruzione di Trento in caso di forzato abbandono, apprendo da fonte sicura che la maggior parte delle famiglie di ufficiali da alcuni giorni lasciarono la città in seguito ad istruzioni ricevute, e le alltre che ancora rimangono hian preparato i loro bagagli e sono pronte a partire al primo allarme. »
a Nella popolazione trentina — scriveva l'Idea Nazionale — e per i maltrattamenti ai feriti, e per la carestia che si comincia a sentire, e per la mancanza di notizie dei cari lontani, e per la preoccupazione sulla loro sorte, e per tutto questo insieme, e per l'irritazione contro il governo e il risvegliarsi del sentimento nazionale, si impreca anche apertamente contro la guerra, contro il governo, persino contro l'imperatore, a rischio di essere imprigionati ed impiccati. Le spie, fino a ieri incontrastate padrone, oggi non lo sono più. Poche notti fa, una di esse, incontrata sulla strada fra Riva e Arco, venne staffilata a sangue. Da tutti si invoca l'intervento dell'Italia; oramai il Trentino, senza distinzione di ceti, non desidera, non freme che per la sua liberazione e per l'annessione al Regno.
« Fino a quando lasceremo i nostri fratelli nell'attesa, vittime della ferocia austriaca? È ora d'agire, questa; è ora e tempo di difendere quello che è sangue del nostro sangue, ciò che è tanto più nostro e tanto più caro quanto più lungo fu il nostro abbandono, quanto più fiera fu la difesa del patrimonio nazionale da parte dei nostri generosi connazionali, quanto più penosa è la loro condizione attuale. »
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