Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
IXI REGNICOLI PERSEGUITATI
La rievocazione dei decreti Hohenlohe — Il licenziamento dei regnicoli — L'immutabile mentalità austriaca — Le smentite dell'Ambasciata — La maciarizzazione di Fiume — L'episodio del « Gallipoli » a Zara — Arresti e intimazioni — L'odissea degli undici italiani in Austria — Schiavitù e martirio — A bordo del «c Tripoli » a Trieste — Invasione della forza armata — L'arresto dei cinque disertori — La correttezza italiana — Il trattamento fatto ai profughi — Un'interrogazione del-l'on. Bevione — La parola di Barzilai.
Nemmeno l'interesse altissimo che aveva l'Austria in quel tempo a non suscitare nuovi risentimenti in Italia, valse a modificare la mentalità austriaca. Anche nel periodo in cui più le premeva di farci rimaner neutrali, l'Austria seguitò a creare incidenti che dovevano ferire la giusta suscettività italiana.
E non solamente contro gli irredenti si volse lo spirito di persecuzione delle autorità austriache; anche i regnicoli furono in vari modi sottoposti ad angherie, a soprusi, a danni, con un'insistenza che doveva assumere agli occhi dell'Italia l'aspetto d'una premeditata aggressività.
Uno degli episodi che suscitarono impressione e sdegno nel nostro paese fu l'improvvisa rievocazione dei famosi decreti Hohenlohe, ch'erano rimasti sospesi.
I precedenti non erano ancora obliati. Nell'agosto del 1913, il principe Hohenlohe, con quattro decreti, imponeva al Comune di Trieste di licenziare quegli dei
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