Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
UN POPOLO SFIDA TODi codesti caratteristici sistemi, che suscitarono tra noi vivissima indignazione, si occupò il Corriere della Sera in questo scritto che merita d'essere riprodotto :
« Fra le immense cure-, d'una guerra terribile, la Germania ha pensato e provvede, ufficialmente o per mezzo de' suoi operosi cittadini, a molte altre cose : per esempio a svolgere un'assidua e minuta propaganda tra gl'italiani. Non v'ha azienda industriale o commerciale tedesca che nella sua corrispondenza coi clienti italiani non mescoli la politica con gli affari.
« Alcune aziende, regolate evidentemente da uomini cauti che intendono far opera positiva anzi che negativa, si limitano ad aggiungere alla parte schiettamente commerciale una specie di bollettino delle vittorie tedesche, tanto perchè gl'italiani sappiano che la forza predominante è la forza germanica e « capiscano » come devono comportarsi se hanno a cuore la fortuna del loro paese. Altre, invece, la cui corrispondenza è affidata a gente non fatta per le sottigliezze della diplomazia, rivelano pienamente il loro pensiero e credono di esercitare la propaganda con ingiurie e minacce. Vogliono atterrire l'Italia coi foglietti dattilografati. Pensano, senza dubbio, che questo può bastare per un popolo di pusilli.
« Ecco qui il signor Otto Reinsford di Lipsia, che al suo rappresentante di Milano, signor Cillario, dopo aver parlato della sospensione completa dell'attività nella propria fabbrica, scrive: «...Fa un'impressione di stupore il fatto che l'Italia, malgrado l'alleanza, non conclusa certo per divertimento, ora che si tratta di mantener la parola d'onore si ritiri vigliaccamente con delle scuse non plausibili. Noi ora ce la caveremo indubbiamente senza l'aiuto di tali spergiuri e vigliacchi, e speriamo, qualora l'Italia non cambi idea a nostro favore, che il Governo saprà fare i conti con voi... Questi sono i sentimenti che troncano ogni simpatia verso la vile e abbietta Italia. »
« Bene. Noi non vogliamo discutere col signor Otto Reinsford per domandargli se egli era fra quei troppo numerosi tedeschi che al tempo della guerra libica a-
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