Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
In Italia, generalmente, gli intellettuali non contano molto nelle cose della politica. Il pubblico propende a ritener loro negata l'attitudine a quella particolare attività dello spirito : e più d'una volta si vide il tentativo d'un intellettuale d'entrar nella politica militante, accolto con sarcasmo e seguito da clamoroso insuccesso.
La cosa, del resto, era spiegabile ed anche giusta da un certo punto di vista, dati i mediocri orizzonti nei quali spaziò per tanto tempo l'azione politica, e sopratutto l'azione parlamentare italiana. Per partecipare a quel meschino lavorio non era necessaria una speciale elevatezza di spirito; anzi questa poteva quasi apparire un ostacolo...
Comunque, s'era andata formando una divisione permanente tra la vita politica e la vita intellettuale : e l'un campo non guardava l'altro con stima eccessiva. L'opinione pubblica, a sua volta, non aveva particolare fiducia nè in questo ne in quello.
Tutto mutò quando il mondo venne a trovarsi davanti al gigantesco e terrificante problema, che investiva con la sua sanguinosa minaccia il destino dei popoli, e la cui soluzione appariva cinta d'incertezze che accrescevano il terrore.
In quel tragico momento caddero molte barriere; tutti provarono un istintivo bisogno di maggiori lumi, di nuovi contatti, di più larghi accordi. I piccoli aggruppamenti si sentivano tratti a fondersi con più vasti strati, e una nuova coscienza collettiva si formò rapidamente, portando il suo sguardo, oltre le consuetudini,
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