Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
GLI IS TELLETTUAL1
terà dal tronco che noi abbiamo così bene tagliato. Ma non lasceremo delle radici. Calpestate, calpestate, cavalli dalle belle criniere, il fianco arrossato dei vinti! » « La crudeltà e la cupidigia tedesca non differiscono da quelli che cantavano un tale canto se non per la pesantezza. Di già Tacito diceva che essi avevano disciplinato il saccheggio. Nel 1900 uno di loro scriveva: « Più il vae vietisi sarà inesorabile, più sicura sarà la pace futura! Nell'antichità, un popolo vinto eTa annientato; il totale annientamento fisico è diventato, in questi tempi, impossibile; ma si possono ben immaginare condizioni che equivarrebbero. Ogni maestro di scuola insegna che l'Europa intera fu, un tempo, un feudo della Germania, di cui essa fu ingiustamente spossessata per raggiro, per tradimento o per violenza. In verità le nazioni dell'universo intero non sono che sciami sortiti dal ceppo teutonico. Come i tedeschi ringiovanirono il sangue di Roma, essi infusero la vita nuova nelle vene dell'Europa corrotta e spossata. »
« Una parola del difensore di Siena, del nostro immortale Biagio di Montluc, riduce alla sua più semplice espressione tutte queste ciarle di etnografi gonfi di birra spumosa. Era l'assedio del castello di Lanz, in Piemonte, nell'anno 1552; si esitava di forzare il passaggio. « Si deve far così gran conto di questi tedeschi? — disse Montluc. — Io scommetterei che, su tremila, millecinquecento non hanno calzoni, e che i nostri soldati per la maggior parte hanno calzoni di velluto e di seta... » « Lasciateli venire, noi li spazzeremo. Come gli svevi al tempo di Cesare, come i germani al tempo di Tacito, come i reìtres del XVI secolo, come i saccheggiatori del '70 e del 1914, essi vorranno sempre rubare i calzoni che non hanno. Un malo appetito perpetuo li spinge, dai loro piani sabbiosi e dalle loro foreste ghiacciate, verso le nostre vigne e i nostri verzieri, le nostre città luminose e i nostri golfi dirupati. Meglio che le bocche del Danubio, che dànno loro accesso sul Mar Nero, e loro aprirebbero l'Asia; meglio delle bocche del Reno, da cui dominerebbero il mare del Nord e l'Oceano, essi sembrano cupidi di Trieste, che darebbe
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