Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIAmentre a noi parve un giorno dovesse la Germania vincere senza combattere, con la sola emersa presenza, e non avesse del militarismo fatto che la disciplina e del pangermanesimo che lo stimolo, formidabile ginnastica l'ugno e l'altro della razza, garanzia d'una fecondità in paese ove solo l'eccesso produce pensiero e cose.
Ma questo destino qui non era il suo. Una Germania più sicura, forse, un giorno, veramente forte, sì; ma il dominio, il predominio tedesco, no. Ci parve possibile quando non sovrastava che la minaccia. Ne tocchiamo tutta l'assurdità dinanzi all'esperimento, il quale ci mostra che la quintessenziale sapienza tedesca delle cose e degli uomini non avesse idea del Belgio, non capisse l'Inghilterra, non calcolasse la Russia, non misurasse abbastanza la Serbia, s'illudesse sul conto dell'Italia...
«La Germania era temuta; tutto aveva imparato. O-ra non le mancava che farsi amare. Non le mancava ohe apprendere il gesto della grazia, quello che fa del forte il signore, quando egli sia tranquillo nella certezza d'essere temuto, come l'Ambasciatore di Venezia, in mezzo a popoli lontani, inerme. Ma questa quieta grazia, lenta, come l'avrebbe appresa nel suo parossismo? E adesso tutti i suoi sforzi non faranno la forza; tutta la sua capacità, tutta la sua violenza, non faranno la vittoria. »
Paolo Orano tenne pure una conferenza sulla questione adriatica.
« In Italia — egli disse — il mare oggi è un problema. Ed è già qualche cosa, perchè ieri era un'ipotesi e l'altro ieri una chimera. In ogni modo il problema è posto e bisogna risolverlo. Tutto ciò è più vero per il Tirreno e per l'Jonio che per l'Adriatico. Coloro che non vogliono cedere d'un punto a riguardo di questo mare, hanno purtroppo — diciamo hanno avuto sino ad oggi — una ragione da parte loro : l'ignoranza e l'ignavia e l'assenza italiana sull'Adriatico.
« Bisogna risalire al modo col quale fu fatta la nostra unità politica. Non la si potè compiere in previsione di
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