Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
GLI IS TELLETTUAL1
che con certe cautele e con pensieri piuttosto palesi, perchè l'alleanza con gli austro-tedeschi ci era imposta da una dura necessità; perchè nessuno poteva prevedere che la Triplice sarebbe diventata fatalmente una delle grandi forze sommovitrici dell'ordine in Europa; e perchè infine era lecito credere che la Germania trovasse in sè degli uomini di tanto acume da comprendere quale sarebbe stata per il loro paese l'importanza della neutralità o dell'intervento italiani.
Nè potevamo essere accesamente irredentisti — soggiungeva il Borgese — quando l'irredentismo come programma nazionale era proclamato da coloro che volevano raggiungere gli acopi della nostra nazione deprimendo l'esercito e credendo che i nostri più gravi problemi si sarebbero risolti in base a contrattazioni i-deali.
Ma il Borgese intervenzionista non negò, anzi ammise, con una affermazione in apparenza paradossale e contraddittoria, ma ampiamente spiegata nel corso della sua conferenza, che coloro i quali avevano effettivamente rappresentato gl'interessi della nazione, e-rano stati coloro i quali, al principio della guerra, avevano dichiarata la neutralità. Le nostre modeste forze erano tali da far tracollare forse in breve tempo la bilancia; ma nè l'una, nè l'altra parte, alla quale noi a-vessimo dato il nostro aiuto, avrebbe mai riconosciuto l'importanza del nostro intervento...
I propagandisti — secondo il Borgese — non hanno nè devono aver la pretesa di sostituirsi al governo. Essi sono dei pessimi politici, se pur veggono lontano e guardano addentro nelle cose. Lo Stato non può essere guidato dai chiaroveggenti e dai pensatori, ma dai miopi. Mazzini, che era un chiaroveggente, non avrebbe mai fatta l'Italia. Cavour, che vedeva gli scopi a portata della sua mano, l'ha fatta.
Ma il nostro scopo — notava il Borgese — è di preparare al governo, che deve decidere secondo punti diversi da quelli con cui noi sogliamo considerare la storia, un paese pronto a battersi, e a tal fine bisogna predicare la guerra come se questa dovesse avvenire
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