Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
GLI INTELLETTUALIfocate in esse tutte le proprie energie economiche e morali; le paci, in cui i lavoratori muoiono, non tutti in un giorno sul campo di battaglia, ma estenuati giorno per giorno dalla fame, massacrati nei tumulti civili, abbrutiti dalla miseria e dall'ignoranza; le paci, da cui i paesi non sono devastati in un giorno solo, salvo a rifarsi in un paio d'anni, ma sono impoveriti ed esauriti ora per ora, minuto per minuto, e resi incapaci per secoli a rialzarsi. A queste paci la guerra è preferibile mille volte per una nazione, quando vi sia una sufficiente sicurezza che la guerra riesca vittoriosa.
Se nel 18S2 — chiedeva il Salvemini — una guerra fosse stata possibile, che ci avesse risparmiato tanti danni e tante vergogne, questa guerra non sarebbe stata preferibile alla pace? Ma la guerra nel 1882 non era possibile. L'Italia dovette entrare nella Triplice Alleanza, e a quelle condizioni, per evitare mali maggiori. E la pace, che abbiamo sofferta per tanti anni, era sempre il meno peggio che ci poteva toccare.
Ma dal 1883 al 1915 qualcosa si è mutato nel mondo, se non per merito nostro, a nostro vantaggio. L'amicizia anglo-germanica è finita; la potenza austriaca barcolla da ogni parte.
Liberiamoci oggi — concludeva Gaetano Salvemini — dalla servitù passata : se non ci liberiamo oggi, non saremo liberi più.
È mai possibile anche solo immaginare — chiedeva il prof. Bossi dell'Università di Genova — che quello che dovrebbe essere l'elemento intellettualmente più elevato, il più evoluto della nazione, il Corpo Universitario Italiano, si disinteressi come tale di questo grande momento storico, di questa immensa crisi umana che tutto scompagina e travolge, che catastroficamente ci porta all'avvilente ritorno dell'homo homirti lupus?
Lungi dallo sfuggirla — egli soggiungeva — dobbiamo chiedere e volere la discussione, dobbiamo assumerci e come individui e come membri tutta e intera la responsabilità delle singole opinioni nostre e delle o-pinioni di classe, dobbiamo dare- il contributo delle no-
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