Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
GLI IS TELLETTUAL1
mente strana dichiarazione del Cancelliere Bethmann-Hollweg, riferita dal Vorwàrts, così scriveva :
« Si legge in questo giornale socialista che il Cancelliere dell'Impero germanico ha promesso la libertà ai Ruteni defila Russia, e quindi conclude che la Germania combatte per la libertà dei popoli. Veramente, per quanto io possa esser fedele al concetto della trasformazione delle specie nel mondo organico, non posso convincermi che un lupo possa diventare un pellicano, e quindi neppure che un Kaiser diventi Washington, o uno Czar un Garibaldi. Temo pur troppo che i polacchi saranno ingannati da questo miraggio cesareo e avranno nuovi dolori da sopportare.
« Ma agli avvocati del cesarismo germanico, come al promettitore della liberazione della Polonia russa (il VorWarts non parla della Posnania) io voglio ricordare la tanto abominevole legge di espropriazione delle terre nella Polonia tedesca, console von Biilow, per cederle ai tedeschi. 11 celebre autore del Quo Vadis?, nella speranza che il progetto di legge presentato alla Dieta prussiana non sarebbe stato approvato se fosse stato condannato dall'opinione degli uomini più eminenti nelle nazioni civili, fece una inchiesta che è testimonianza di un fatto unico nella storia, cioè della condanna di una legge che nessun invasore, per quanto barbaro, avrebbe mai emanata. Si sa che gli invasori di un territorio si appropriano le terre conquistate, ma è meraviglioso il fatto che uno Stato tenuto per civilissimo, espropri un territorio di alcuni sudditi, con legge, per cederlo ad altri sudditi, perchè differenti di razza!
« Chi crederà, ora, che il successore di von Biilow darà la libertà ai polacchi della Russia (non parlo di quelli della Germania), e quindi che la Germania combatta per la civiltà e la libertà dei popoli, quando ha messo a ferro ed a fuoco un giardino d'Europa, il Belgio, ed ha tentato invano di distruggere la Francia? L'organo dei socialisti tedeschi farebbe meglio ad a-spettare ed a tacere. »
Il prof. G. Rensi, del Magistero di Firenze, affron-— 49 —
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