Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
GLI IS TELLETTUAL1
ficiale intorno a quelle guerre è di condanna, come contro l'identica guerra che oggi si affaccia, e che la sua azione verso quelle guerre (se esso fosse allora esistito) sarebbe stata di violenta opposizione, come verso di questa. E, per conseguenza, implica che l'Austria, nelle sue atroci persecuzioni contro i patrioti del Lombardo-Veneto, avrebbe sostanzialmente avuto ragione : perchè con quelle persecuzioni essa mirava a impedire ciò che il partito socialista ufficiale deve logicamente — data la sua opposizione contro la guerra odierna — considerare come quel che VAvanti! chiamò «riscaldamento nazionalista », come un moto, cioè, il quale, poiché tendeva a suscitare delle guerre, era un delitto contro l'umanità in generale e il proletariato in particolare...
Ed è appunto perchè la risposta negativa alla questione, come sopra è posta, implica invincibilmente queste conseguenze — concludeva il prof. Rensi — vale a dire la negazione di tutta la nostra storia e la nostra vita di nazione — che non è probabile che molti, nemmeno tra i socialisti ufficiali, siano disposti a rispondere di no quando si veggano il problema posto dinanzi nei suoi termini chiari. »
Il prof. P. Ercole, dell'Università di Sassari, fece pubbliche dichiarazioni, nelle quali dimostrò non solamente alta equanimità verso la Germania, ma anche una schietta ammirazione per il pensiero e per la fibra del popolo tedesco. Tuttavia egli trovava che i nostri interessi adriatici imponevano in modo assoluto l'intervento.
« La guerra provocata dall'Austria e dalla Germania _— egli soggiungeva — mirava a turbare l'equilibrio adriatico ai nostri danni. Il pericolo più grave ed urgente è dunque qui. E allora la neutralità ad oltranza, vagheggiata da alcuni, potrebbe portarci a questo : di farci perdere tutto o quasi tutto nell'Adriatico, senza farci guadagnar nulla o quasi nulla nel Mediterraneo. Si persuadano gli ostinati triplicisti, che in questo ragionamento la francofilia non c'entra proprio per nulla...»
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