Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIAnella sua fibra, pur già piegata dal morbo, lo scatto per la suprema evocazione dell'eterno nemico.
11 Cesare rosso : così egli intitolò uno scritto in cui scolpiva la tragica effigie dell'imperatore austriaco, che a ottantaquattro anni sfidava la morte e la vita, la natura e l'umanità, la ragione e la storia, e agitava la face della conflagrazione, e brandiva l'acciaro della vendetta.
Colautti lo evocava, canuto ma non ancor cadente sovrano, fibra di cacciatore nembrodico e di eroe leggendario, rappresentante così del diritto divino come dell'umano, monarca cavalleresco e costituzionale, ereditario e popolare, sintesi e antitesi viva del suo tempo, precoce sposo della spada e senil banditore della guerra, carnai bersaglio alle avversità, vittima longeva de' propri falli e degli altrui, sacro così all'odio come alla pietà, che conobbe tutte le ebbrezze e tutte le angoscie del reggimento, senza stancarsi tuttavia dell'imperio o fastidirsi dell'illusione, che adoperò e dimise, senza riprenderli mai (unica eccezione il fu conte Taaffe, a-mico d'infanzia), tutti gli uomini di qualche politico valore, fossero stranieri, come il sassone Beust, o condannati a morte in contumacia, come il magiaro Andrassy; nell'età solenne del riposo con un piede nel passato e l'altro sull'avello, coricandosi ogni sera all'ora del coprifuoco e ridestandosi ogni mattina al canto del gallo... Evocava il vecchio sovrano che, non pur validamente aveva sopportato tale un fardello di errori, di disinganni, d'infortuni, di lutti, da fiaccar le spalle a molti gagliardi principi insieme, ma in un impeto d'orgoglio, con un gesto tragico d'ira, aveva osato scatenar sulla pacifica Europa il maggior bellico nembo che abbiano registrato le istorie, a travolgere in vortici di fiamme e in gurgiti di sangue la troppo vantata e troppo cara nostra civiltà...
Invano la terra matrigna richiama a sè l'imperatore di molte favelle. L'orgoglioso e pervicace vegliardo — esclamava Colautti — l'augusto cimelio fisiologico, il vivente fantasma feudale, l'« antenato di sè stesso » non vuol darsi peT vinto d'innanzi alla legge universa, con-
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