Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
GLI INTELLETTUALIgenti ribelli, esagerava l'applicazione in anima vili del diritto maestatico. La barbarica rabbia dei Jellacic, dei Windischgraetz, degli Haynau, macellai di popoli, torturatori d'anime, moltiplicata per quella dei minori satelliti, convertendo la repressione in assassinio, visibilmente straripava. Neil orrendo « Decennio rosso », Ungheria era un carnaio, e Italia « un bel camposanto. »
Le sacre ombre, non più inulte ormai, del Castello sforzesco, della infame Maivolda, di Belfiore radiosa, di Brescia, di Buda, di Komorn, di Debreczin, d'Arad, han forse perdonato. Certo è che nessuna mano di principe assoluto, tranne nell'Oriente islamitico, vergava tante sentenze capitali — da Tazzoli a Sciesa, da Calvi ad Oberdan — quante quella di Francesco Giuseppe, in giovinezza come in maturità...
E Colautti evocava l'attentato del 1853: il vano colpo di coltello di Libenyi. Evocava i disastri militari, le umiliazioni diplomatiche, i domestici infortuni, gli scandali familiari che sconvolsero e abbrunarono la reggia degli Absburgo.
11 manto cesareo di Francesco Giuseppe aveva variato colore : la^porpora assumeva sembianza di crespo, e l'ermellino s'era tinto di sanguigno. Ma, pur ravvolto nelle immutabili gramaglie, egli era e rimaneva l'Imperatore; imperatore dei vivi e dei morti, delle persone e delle ombre. E i popoli suoi, assuefatti a considerarne l'effigie sulle monete e sulle insegne, a vederlo passare nelle civili e religiose solennità, ritto ancora ed integro, simbolo indenne e sintesi longeva dell'orgoglio dinastico, del dominio ereditario, quasi i più avversi destini non si fossero dati convegno nella sua Casa a disgustarlo della vità e della carne, lo stimavano forse dotato di portentose virtù preservataci contro uomini e fati, contro morbi ed eventi.
Ironia della storia! Egli sperava, egli credeva di poter morire tranquillo sopra un letto di lauri fragranti e di paciferi ulivi, come Elio Adriano; morire grave di anni e d onori, ritto in piedi come Carlomagno, al sommo del magnifico trono, precinto della porpora imperiale, sotto le negre ali, sub umbra alarum, dell'araldico
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