Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
GLI INTELLETTUALIsuoi diritti, dei suoi interessi e più di tutto dei suoi doveri. E primo fra questi quello di esigere e di imporre, quando non basta la buona ragione nostra, magari con le armi, sempre ed ovunque il rispetto del nome e dei diritti italiani : si accrescerà con ciò il valore — all'estero purtroppo spesso misconosciuto — come della nazione intera così del singolo cittadino italiano, borghese o proletario ch'esso sia! »
E Giuseppe Stefani, dopo aver illustrato amorosamente l'Istria, così concludeva il suo studio :
« Per cinque diritti fondamentali l'Italia deve riavere la sua estrema penisola che ad oriente si immerge nel mare : il diritto che viene dal linguaggio comune, il diritto che la natura ha segnato nell' altezza e nello squallore dei monti, il diritto che ad ogni popolo spetta di avere chiuse e sicure le proprie barriere, il diritto che la storia trasmette immutato dalla generazione che passa alla generazione che viene, il diritto, infine, che integra nell'economia la vita evolutiva della razza. »
Nella loro lotta animosa gli irredenti ebbero a fianco, fedele compagno, Virginio Gayda : l'autore di quella inchiesta sulle provincie adriatiche soggette all'Austria, che tanta impressione aveva suscitato nel pubblico italiano. Con la penna e con la parola egli sostenne la causa di quelle terre, delle quali aveva degnamente illustrato la indistruttibile italianità.
E quando quegli scrittori s'unirono per una comune opera di propaganda, e uscì il volume Dal Brennero alle Alpi Dinariche con scritti di Alberti, Baccich, Bar-zilai, Battisti, Desico, Dudan, Slataper e Stefani, volle Virginio Gayda suggellare la fratellanza d'armi, scrivendo una introduzione, in cui ancora una volta raccoglieva il mònito della grande ora.
« Avere il dominio dell'Adriatico — egli scriveva — significa sopprimere quasi tutto il problema della difesa del fianco orientale d'Italia e governare metà dei traffici del vicino Oriente.
« Ma non è ancora tutto qui il valore di questa superstite italianità d' Austria e Ungheria. Essa è il
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