Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
GLI INTELLETTUALIsano vivere, un beneficio esattamente uguale a quello che la madre di questa civiltà, nel periodo delle grandi invasioni asiatiche, ebbe dalla Grecia.
« Ma se uguale è il beneficio, l'atto supera ogni paragone. Per cercar che si faccia nella storia, nulla vi si discopre che giunga a tale altezza. 11 sacrificio magnifico delle Termopili, che è forse quanto di più fiero sia dato di trovare negli annali della guerra, s'illumina d'una luce parimenti eroica ma meno ideale, perchè era meno insigne di immaterialità e di abnegazione. In verità, Leonida e i suoi trecento spartani difendevano i loro focolari, le loro donne, i figli loro, tutto ciò che di reale avevano lasciato in patria; ma il re Alberto e i suoi belgi non ignoravano che, sbarrando la strada all'invasore, sacrificavano inevitabilmente e le donne e i figli ed i focolari. Anzi che avere, per sentirsi spinti a combattere, un interesse imperioso e vitale, tutto avevano da guadagnare a non combattere e nulla da perdere — nulla, fuor che l'onore. Erano sulla bilancia, da una parte i saccheggi, gl'incendi, la rovina e la strage, e l'immenso disastro a cui assistiamo; dall'altra questa piccola parola : onore, che pur rappresenta cose immense, ma cose che non si veggono o che soltanto in somma purezza e grandezza si possono scorgere con chiarità sufficiente.
« Che un uomo più alto degli altri intenda ciò che una tale parola rappresenta e a ciò ch'egli intende sacrifichi la sua vita e la vita de' suoi cari, questo si è visto qua e là nella storia; e non senza ragione si è votato a cosiffatti uomini una specie di culto che quasi li pone fra gli dei : ma che tutto un popolo, grandi e piccoli, rjcchi e poveri, sapienti e ignoranti, si sia, fino a tal punto, deliberatamente immolato a cosa che non si vede, questo —• e io l'affermo senza timore che, frugando nella memoria degli uomini, si trovi materia di contraddizione — questo non s'era ancor visto ».
Tutto il martirio del popolo belga fu richiamato dalla parola evocatrice del suo maggiore poeta, fino al momento della prostrazione suprema.
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I. RECCIO — Storia della grande guerra d'Italia —< Voi. VII 6
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