Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      GLI INTELLETTUALIL'oratore rievocò alcune fasi della terribile e superba lotta; in poche ore 150 case di un villaggio vennero fatte saltare in aria; Liegi cadde, ma i suoi forti resistettero ancora quindici giorni e poi, quando le munizioni vennero a mancare, restò la polvere per distruggerli tutti !
      Ricordò le tante gesta barbariche tedesche ed esaminò poi gli articoli della convenzione dell'Aja per stabilire tutte le violazioni di cui s'è macchiato l'esercito tedesco, strappando brutalmente i patti firmati dinanzi a tutte le nazioni europee.
      E finì dicendo che se ad assicurare il trionfo della giustizia avrà servito la guerra, il Belgio si sentirà sicuro di aver fatto non solo il proprio dovere, ma di aver resa intangibile la propria esistenza; gli sembrerà così di non aver pagata troppo cara la nuova èra di pace, di giustizia, di fratellanza, che segnerebbe la vittoria di coloro che lottano per la difesa del diritto delle genti.
      Il professore belga Maurice Wilmotte intrattenne il pubblico milanese sulla cultura francese e la cultura tedesca nel Belgio.
      Per secoli — egli disse — il Belgio si è trovato tra l'influenza della civiltà latina e di quella germànica, ma la preponderanza è sempre toccata a quella latina, per il suo valore intrinseco, per i legami del sangue, per la forza delle simpatie e degli interessi.
      Accennando poi agli avvenimenti ultimi, il conferenziere esclamò :
      « L'ultimatum del 2 agosto 1914 non fu che il risultato di un piano preordinato, e lo scopo strategico non è che un pretesto. Lo scopo reale fu quello di annettersi il paese più ricco d'Europa. Ci posero la scelta : la occupazione senza resistenza, o la conquista brutale. E noi non abbiamo esitato : abbiamo preferito resistere. »
      Il conferenziere passò poi ad enumerare fatti specifici di esecuzioni in massa, di distruzione inutile di monumenti. Più di diecimila non combattenti furono fucilati per puro spirito di rappresaglia brutale. E citò, tra gli altri, il caso di Dinant, ove un gran numero di
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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 7. Gli intellettuali (Verso l'intervento)
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 187

   

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