Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIAvecchi, di donne e di fanciulli, dei quali si hanno i nomi e le età, furono massacrati.
L'oratore terminò dichiarando che il suo paese conservava ferma la sua fede nel trionfo del diritto contro la forza brutale. Esso si mostrerà — egli disse — fino all'ultimo, degno erede della cultura latina, la sola che vanti una concezione razionale del diritto, nella vita politica internazionale, e che garantisca il pacifico sviluppo dei popoli liberi ed indipendenti.
Anche l'on. Mélot, deputato di Namur, parlò a Milano. Egli fece una carica a fondo contro le atrocità tedesche nel Belgio, a base di documenti che lesse al pubblico, fra la più viva impressione.
L'oratore rispose alle accuse tedesche lanciate contro la pretesa convenzione anglo-belga; esaltò la figura del cardinale Mercier, e chiuse esprimendo la convinzione profonda nel successo finale. Questo potrà tardare — egli disse — ma non potrà far difetto. Per vincere, gli Imperi centrali dovevano avere la vittoria fulminea; o tutt'al più dovrebbero fare assegnamento sulla depressione degli alleati. Ma si verifica il fenomeno inverso. I belgi hanno tutta l'energia che viene dalla coscienza di combattere per la patria, che non è soltanto il suolo natale, ma è anche l'onore, la libertà, l'indipendenza. Tutti, al cospetto del martirio del Belgio, sentono che stanno di fronte la legge morale e l'istinto di conquista militaristica che vorrebbe passar sopra ad o-gni nozione del diritto. Ma ciò non dovrà essere e la vittoria non potrà mancare.
Anche dalla Francia vennero voci eloquenti.
Come Gabriele d'Annunzio aveva pubblicato il suo appello agli italiani nei giornali francesi, Carlo Richet pubblicò un appello ai francesi sui giornali italiani.
«In questi giorni terribili — egli scriveva — è venuto il momento tanto per gli uomini quanto pei popoli di comprendere, se è possibile, il senso dell'evoluzione o piuttosto della rivoluzione che trasforma il mondo, a prezzo di tanto sangue.
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