Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
GLI INTELLETTUALIvinti, al disprezzo di tutti, all'onta di sè medesima, alla fine.
Tirate le somme, la conclusione degli Avvenimenti era questa : Il permanere fuori d'ogni mischia se può risparmiarci momentaneamente dagli orrori di una guerra, ci esporrà a breve scadenza a pericoli di diversa natura, ma di portata più grave e forse irrimediabile. Ed ecco che «la neutralità, lungi dall'essere delle tre vie a noi aperte quella che a prima vista pareva sicura, è invece pericolosissima...
Le altre due vie conducevano entrambe alla guerra.
Quale è la guerra — si chiedeva la rivista — più propizia al nostro tornaconto? E rispondeva: «una sola: quella che ci offre maggiori probabilità di vittoria. Il problema è dunque diverso. Non bisogna prospettare se si deve o non si deve, se si può o non si può intervenire. Bisogna vedere se si può o non si può vincere. Il problema capitale, unico, irreversibile, è questo. »
Ristretto così il campo dell'indagine, gli Avvenimenti continuavano il ragionamento :
« Se noi scendessimo in lizza a fianco dei nostri due ex alleati, è assai facile prevedere che avverrebbe di noi.
« Quantunque militarmente più forti della Turchia, saremmo indubbiamente messi fuori combattimento assai prima di questa.
« Non è necessario essere degli strateghi per concepire che la flotta franco-inglese bombarderebbe immediatamente le nostre coste, nè la marina italiana, per quanto audace e poderosa, potrebbe salvare le nostre fiorenti città rivierasche da una sicura rovina : nè tanto meno garantirci dallo strangolamento esiziale dei rifornimenti che non potremmo più ricevere se non dagli Imperi alleati e cioè dalla Germania e dall'Austria, le quali, invece, sono sin da oggi in tali strettezze da non sapere più dove dar di capo per alimentare le proprie popolazioni.
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I. Reggio — Storia della grande guerra d'Italia — Voi. VII 7
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