Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIAi francesi non rinunciano neanche sul letto di morte, noi, come gli italiani in genere, ci saremmo limitati a sorridere con quella serenità che ha la gente superiore per nascita, peT educazione e per intelletto.
« Ma poiché si vuole — a torto o a ragione — attribuire questa frase a un uomo rappresentativo come l'ambasciatore Paolo Cambon, e sopratutto la si raccoglie e si proietta da un giornale di mondiale autorità come il Times, e la si commenta da un'altissima personalità militare come il colonnello Repington, il quale, definendo la frase « immortale », la spoglia del suo leggero abbigliamento di malignità per rivestirla di un significato realistico, per trasformarla in una indicazione d'uno stato di fatto, per conferirle i caratteri di una vera e propria accusa, così a noi corre l'obbligo — a noi, che non siamo certo sospetti di tenerezze austro-germaniche e che da tempo combattiamo la più pura, la più nobile campagna in prò di un intervento italiano a fianco della Triplice Intesa — di dire due parole chiare e definitive al signor Paolo Cambon e al colonnello Repington, e, per essi, a quanti francesi, inglesi, russi ed italiani siano in grado, per l'ampiezza della loro mente e per la rettitudine del loro animo, di saggiare e di apprezzare la verità.
« Nella loro frase disgraziata accennano, i signori Cambon e Repington, a « vincitori ». Chi sono questi vincitori? Evidentemente gli alleati della Triplice Intesa, al soccorso dei quali l'Italia «valorosamente » starebbe per muovere.
« Che il qualificativo di vincitore rappresenti il legittimo desiderio non soltanto dei signori Cambon e Repington, ma di tutti i francesi, di tutti gli inglesi, nonché — sia detto senza tergiversazioni — di tutti gli italiani, non vi può essere dubbio. Ma la vittoria non può essere calcolata sulla base delle aspirazioni o dei desideri, ma su stati di fatto, su realtà conseguite. Ora, se ci sono nazioni che in base a realtà conseguite possano arrogarsi il titolo di vittoriose, esse non sono certamente l'Inghilterra e (tanto meno) la Francia, bensì quelle nazioni che hanno invaso il territorio nemico e ne de-
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