Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIASul compito, che nell'orientamento della pubblica opinione spettava alla stampa, Prezzolini si esprimeva nettamente. Il nostro compito di scrittori — egli diceva — non può esser quello di eccitare un pubblico già convinto nè di dar consigli al Governo. Il nostro compito è quello di far ragionare le persone sulle quali possiamo a-vere qualche presa, e cercare che si rendano conto della complessità di elementi dalla quale dovrà scaturire l'intervento dell'Italia nel conflitto.
La guerra, secondo lui, doveva avere un'alta missione. Se essa — egli diceva — non sarà un'occasione di eccitare tutte le energie nazionali, essa lascerà dietro di sè, anche fortunata, un vuoto più pericoloso della ferita d'una guerra sfortunata, ma nobilmente sentita. Non badiamo alle conquiste, ma badiamo che siano nostre. Non facciamoci regalare da altri, come nel '66, una regione perduta con le armi, e preferiamo una sola provincia, conquistata da soli. Non andiamo con l'idea maramalde-sca d'ammazzare un morto, di rubare ad un uomo che stanno svaligiando, di pugnalare nella schiena. Andiamo con l'idea che è dovere di andare, non con l'idea che mette conto andare...
« La guerra non sarà, e specialmente non è augurabile sia, troppo facile — affermava il Prezzolini; — non deve esser fatta per aiutare nessuno, ma per nostri fini autonomi, sopratutto per poterci presentare, il giorno della pace, con il possesso effettivo, l'unico che oggi conti, di quanto sta a cuore agli italiani. Una delle maggiori disgrazie della guerra libica fu la convinzione che essa sarebbe stata facilissima e breve. Anche per la nostra non occorrono illusioni : non può, non è augurabile sia facile; difficilmente sarà breve.
« Ma gli italiani dànno oggi maggiori speranze. Si sente nel paese un accordo più serio perchè non v'è cupidigia di terre da sfruttare, di pingui raccolti da mietere, di oro, zolfo, diamanti da raccogliere.
« Si tratta di passare il nostro esame. Fummo, finora, una nazione aspirante al grado di grande. Oggi non si tratta neppur di questo, ma di ben altro : si tratta di sapere se siamo una nazione. »
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