Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
GLI INTELLETTUALIa La Triplice Alleanza è morta nella coscienza della grandissima maggioranza del popolo italiano; la dichiarazione ufficiale di neutralità ha espresso la netta volontà popolare del distacco; da questa posizione non è possibile tornare indietro mentre la pressione delle forze politiche liberali, che più direttamente si legano alle tradizioni del Risorgimento italiano, tende a trasformare la vigile neutralità nell'attivo intervento armato. »
A Firenze si svolse pure un'altra notevole azione in favore dell'intervento.
« Se la guerra presente fosse soltanto politica ed e-conomica — scriveva la rivista Lacerba allo scoppio del grande conflitto, — noi, pur non restando indifferenti, ce ne saremmo occupati piuttosto alla lontana. Ma siccome questa è guerra non soltanto di fucili e di navi, ma anche di cultura e di civiltà, teniamo a. prender subito posizione e a seguire gli avvenimenti con tutta l'anima. Si tratta di salvaguardare e difendere tutto quello che c'è di più italiano nel mondo, anche se non tutto cresciuto in terra nostra. Non possiamo stare zitti. Forse questa è l'ora più decisiva della storia europea dopo la fine dell'impero romano.
a Noi ci proponiamo di esprimere, in questo libero giornale di avanguardia, il nostro pensiero con tutta quella schiettezza che ci sarà possibile col rigore presente.
« Noi sentiamo che questo pensiero è quello di tutta la gioventù intelligente italiana e anche della maggior parte del popolo. Noi vorremmo incanalare queste aspirazioni e queste forze per la necessaria rivincita dell'I talia.
« A partire da questo numero, Lacerba sarà soltanto politica... »
Così l'attività teorica, artistica, futurista, del periodico fiorentino cedeva il passo alle esigenze del momento : e la battaglia interventista aveva un nuovo settore.
La neutralità — affermava, in quello stesso numero dell'agosto, Giovanni Papini — è pericolosa. Se vincono i tedeschi, si vendicheranno del nostro abbandono e l'Austria spadroneggerà in Oriente ai nostri danni, e dovremo
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