Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      GLI INTELLETTUALI
      « Non è vero — era detto in quello scritto — che il soldato" italiano non sia eroico, non è vero che sia indisciplinato, non è vero che sia strafottente.
      « Se si fa mettere troppo spesso in prigione, questo vuol dire che domani non saprebbe battersi bene? Anzi, vuol dire che domani sarebbe capace d'esporsi al pericolo più di qualunque altro, perchè è il pusillanime che farà tutto il possibile per non farsi mettere in prigione.
      « E nessuno più di lui sa essere disciplinato. L'importante è che senta l'utilità di ciò che gli si vuol far fare. Ma no : l'importante per lui è di vedere che è indispensabile a ciò a cui lo si adibisce. L'importante per lui è che gli si chieda il concorso di ciò che in lui è personalità. Guai a fargli sentire che in fine non è che un numero — cosa che si verifica anche troppo nelle caserme italiane e non dovrebbe mai accadere per il carattere eminentemente individualistico della nostra razza. Cosa volete? L'italiano è un individuo talmente pieno di sè anche quando è l'ultimo contadino della regione più beota del nostro paese! Ed è pieno di buon senso...
      « E quando a un individuo gli avete detto che non può bastare a sè stesso — a un individuo come è l'italiano, che si sente sempre un mondo anche se è l'ultimo cittadino del suo paese; peggio: quando gli avete detto che lui non è che il pezzo d'una macchina, o, se gli si fa troppo onore, una macchina intera; quando gli avete detto che lui o un altro fa lo stesso, perchè l'importante è che abbia due gambe, due braccia, due occhi e due orecchi, mentre lui — l'italiano sempre orgoglioso ¦— si sente innanzi tutto un cervello : che meraviglia se è strafottente ? Che sia strafottente è il meno che vi può toccare. Un uomo orgoglioso, ridotto a tal partito, è una grazia se riesce a non pigliarvi a pugni...
      « Ma io vidi laggiù, in Libia, miracoli da parte dei soldati. Cari giovani! Ciascuno di loro era un mondo. Letterati e falegnami. Fabbri e contabili. Contadini e puliti e attillati sebben fossero in guerra. Ogni soldato era buono ai mestieri più differenti e non si sapeva più se questo e quello fosse un signore o un operaio, un ragazzo di ingegno o meno che intelligente. Perchè ci lasciavano fa-
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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 7. Gli intellettuali (Verso l'intervento)
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 187

   

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Libia