Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
GLI INTELLETTUALIin Italia. Era tutta una stringente requisitoria contro la Germania, e di rimbalzo contro l'Austria.
« Grande e costante amico d'Italia — scriveva il Gray — si è sempre affermato il Kaiser, e il suo annuale pellegrinaggio da noi potè sembrare la visita frequente di un amico devoto. Ma con quale politica di fatti coincideva poi questa ostentata politica sentimentale?
« Ricordiamo intanto che il Kaiser permise — come tutti sanno — che il suo governo e i suoi giornalisti, persino con tournées di conferenze (come il Kriegenstein) inveissero contro di noi durante la spedizione di Libia e tramassero addirittura in Libia stessa, neppure arrendendosi al fatto compiuto... dall'alleata.
« Ma questo è un episodio al confronto dell'atteggiamento costante della Germania tra l'Italia e l'Austria. Coloro che con aria ingenua (si chiamino essi barone Franchetti o senatore Santini) ci chiedono quale male ci abbia fatto mai la Germania che giustifichi (!!!) il no stro intervento contro di lei, dovrebbero ricordare che dal 1870 ad oggi l'Austria fece scempio dei diritti comuni degli italiani suoi sudditi e li sciabolò e li derubò e li sfrattò (i decreti Hohenlohe insegnino!) e intanto usò con l'Italia villanie e dispregio, sicché nemmeno la visita del Re d'Italia a Vienna fu restituita a Roma. Ed era nostra alleata! Ora come mai il grande amico d'Italia, il Kaiser, che pure imponeva a Francesco Giuseppe di tollerare le incursioni pangermaniste in suolo austriaco (a Egger in Boemia, e nel Tirolo), come mai non intervenne una volta sola a richiedere da Vienna un rispetto maggiore per la terza alleata? Non intervenne perchè la snazionalizzazione di Trieste — per tacer di altro — era nel piano tedesco, nel piano di una Germania marittima che doveva trovare in Trieste lo sbocco adriatico corrispondente allo sbocco settentrionale di Amburgo. Trieste, polmone tedesco...!
« Non intervenne neppure il grande amico d'Italia, quando la Gazzetta del Reno e di Vestfalia (14 febbraio 1913) deplorava apertamente che i fatti non corrispondessero alle sonore proclamazioni di una Germania estesa dal Belt all'Adige! Noi in Italia licenziavamo su due pie-
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