Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIAandò a morire a Lienz. Con lui emigrarono da Gorizia i suoi servi e i suoi lanzi tedeschi : e la lingua del paese, tenacemente sopra vissuta al dominio straniero, potè, per qualche tempo, fiorire senza costrizione.
Conquistata dalle armi di Bartolomeo Alviano, la città andò sotto il dominio della Repubblica di Venezia. Ma per poco; passò poi in potere del vescovo di Lubiana, per essere più tardi governata da capitani degli Arciduchi dAustria.
Gorizia restò italiana. Corsero i tempi e l'Imperatore Leopoldo 1 scriveva da Gorizia in una sua lettera :
<( 11 paese, il clima, il non sentir favellar altra lingua che l'italiana, mi fanno scrivere anche nella medesima... » Non solamente il linguaggio, dunque : anche il paese, anche il clima apparivano italiani al sovrano tedesco. Notevole e giustissima osservazione.
11 paesaggio, sul versante meridionale delle Alpi Giulie, segna un netto, eloquente distacco dal carattere nordico delle zone d'oltremonte. La natura, nel delineare con mirabile precisione i veri confini d'Italia, segnò con immutabile evidenza gli aspetti diversi dei due paesi.
Digradando dagli ultimi contrafforti alpini, la valle dell'Isonzo stende i suoi ricchi tappeti verdeggianti lungo il corso del glauco bellissimo fiume; tutto lo sfarzo della vegetazione italica sembra intensificato in quell'estremo lembo della Penisola. Sullo sfondo si profilano le linee di quel Monte Nero, il cui nuovo nome entra come una evocazione eroica nella storia d'Italia; e più indietro giganteggia il Tricorno coronato di nevi, vigile custode domani delle nuove porte della patria.
Gorizia, cinta di giardini fioriti, raggruppa le sue belle strade solatie di città moderna intorno al colle, sul quale s'inerpica pittoresca la vecchia città fino alla cima coronata dal castello degli antichi Conti.
Intorno salgono le alture che cingono la città. 11 colle di Castagnavizza è dominato dall'ampio monastero, nella cui chiesa dorme l'ultimo sonno Re Carlo X di Francia, circondato da altre tombe della sua dinastia. L'ultimo della sua discendenza, il Conte di Chambord, volle essere sepolto egli pure nella romita necropoli; e Gorizia
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