Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LE NOSTRE TERREcostoro, è ben naturale che gli avranno fatto dichiarazioni non dissimili da quelle degli ufficiali austriaci in pensione...
Ma queste sono nubi svanite. Gorizia redenta non vedrà più tra le sue mura nè pensionati austriaci, nè nobili austriacanti...
Là dove la strada che da Trieste conduce a Monfal-cone — scrive il Desi co, — superata la signoria duinate solitaria fra il mare azzurro e l'altipiano carsico grigio e pietroso, discende ad ampio semicerchio verso la pianura immensa che si distende ai pie della montagna brulla, sorge, orientale sentinella friulana, la chiesuola di San Giovanni di Duino dalle cui rozze mura, incastonate come diamanti in una corona di spini, parlano di romane coorti due inscrizioni dedicate alla Dea Speranza. V'è lì, accanto alla chiesa, a mare della strada, la sorgente di un gran fiume recondito che sgorga violento dal monte e con le sue acque pure e profonde dona forza ai molini d'intorno; un fiume strano e satanico, il virgiliano Timavo dalle sette fauci, che da un profondo corso sotterraneo attraverso a terra d'Istria, nei baratri ciechi del Carso, dietro a Trieste, in caverne superbe ed arcane, a volte veloce, a volte sonnolento, riappare vorticoso in quell'estremo limite del Friuli per sboccare dopo breve rapido corso fra i boschi dei salici e le ultime falde del Carso nel mare Adriatico, non lungi dalla sua più settentrionale insenatura...
È il Timavo che traccia il limite estremo della grande pianura italica verso Oriente e segna il confine antico del Friuli Orientale, più oltre segnato ancora dalle colline carsiche degradanti verso occidente.
Il Friuli Orientale è terra ricca per le città laboriose, per la vita agricola feconda, per l'industria attiva che si sviluppa in ogni sua parte e sopra tutto al mare. La popolazione italiana ha resistito con tenacia e risolutezza agli attacchi degli slavi, favoriti ed allettati dall'imperiale Governo; ha resistito con vero valore nei punti ove le ferrovie e le valli aperte dal nord e dall'oriente più che mai facilitavano l'invasione dei lavoratori sloveni e ancora là
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