Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      LE NOSTRE TERRE
      « gosce del carcere, le amarezze dell'esigilo, la desolazione di una perdita irreparàbile? Qualche cosa quando « preghi; che se sterile è il compianto che nasce nell'uomo e finisce in lui, feconda è la preghiera che viene « da Dio e a Dio ritorna. — Milano, 23 aprile 1836. »
      Il gran piazzale del castello di Gradisca vide nel 1 723 il supplizio del conte Lucio della Torre é di Nicolò e Marianna di Strassoldo. Il conte Lucio, dissoluto e sanguinario, era stato ospite a Gradisca del conte Ricciardo Strassoldo e ne aveva sedotto la figlia Lodovica; poi, d'accordo con la di lei madre contessa Marianna e col fratello conte Nicolò, deliberò di uccider la propria moglie per contrarre nuove nozze con l'amante. L'assassinio fu compiuto a Noale dal conte Nicolò. Scoperto il delitto, seguì, su domanda della Repubblica di Venezia, il processo; i tre principali rei finirono per mano del carnefice : Lodovica Strassoldo, vittima più che colpevole, dovette assistere alla esecuzione...
      Quando, nel 1479, la Repubblica di Venezia fece munire Gradisca di torri e fossati, ne affidò la cura ad Enrico Gallo, architetto di rinomanza, uno dei più valenti pionieri di San Marco. La nuova città-fortezza venne chiamata Emopoli, in onore di Giacomo Emo, luogotenente che provvide al pronto allestimento dei lavori; non si riuscì però a sopprimere il vecchio nome, troppo vivo nelle tradizioni e nell'uso.
      Dopo la resa di Scutari, il Senato veneto accordava ai sudditi fedeli di quel porto di trasportare il loro domicilio a Gradisca; e un annalista, che visitò il nuovo luogo munito, racconta « elle si stava terminando la cittadella formata a torrioni ed a triangoli », e che l'Isonzo bagnava da tre parti; aveva due porte, una delle quali fregiata del leone ad ali spiegate, l'altra con l'iscrizione che attualmente si trova commessa nel muro esterno della chiesa parrocchiale. Uno storico poi assicura che nel 1487, terminato di tutto punto, il castello era difeso da grosse armi da fuoco e da buoni ingegni di artiglieria.
      Il Friuli Orientale è attraversato dall'Isonzo : dalle nevose giogaie dell'Alpe Giulia fino alla ridente sponda


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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 8. Le nostre terre (Dal Brennero alla Dalmazia)
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 167

   

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