Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIAadriatica. Il bellissimo fiume sgorga nella romantica valle di Trenta; va ingrossandosi delle copiose fontane alimentate dalle nevi quasi perenni delle Alpi che sperdono i proprii scoli tra le fenditure ed i crepacci; torcendosi per via, striscia lambendo ripide balze e sassi crollanti, scavalca macigni, li tondeggia a guisa di mole consunte, e sterra i rovi ed i ginepri che ne ingombrano il corso. A Tolmino, fattosi limpido, (rispecchia gli oleastri chinati sulle sponde; viaggia godendo la strada libera, larga. Quando però, presso Santa Lucia, trova il passo ingombro di pietroni, il letto profondo e stretto, allora, filtrando per tutti i cavi, con mille creste bianche sfoga via, mentre 1' Idria pronta a congiungersi, trapanato uno scaglione di roccia viva, esce da una forra, e gli si getta addosso con vortici, spume e rumori.
Nato dove il sole illumina per poche ore una conca alpestre e dove i montanari guardano alla linéa dell'ombra come ad una meridiana; scaturito dalle viscere dei monti, fuggendo l'aridità e la desolazione, raggiunge presto la campagna, accompagnato da spini fioriti e betulle ligustri. Acquista via via aspetto maestoso, spartisce le pinete, lambe i villaggi ed entra tra i campi e le ortaglie nel grande anfiteatro goriziano, su cui la feracità del suolo si mostra nei pingui erbai, nella pompa di una vegetazione che si slancia coi cipressi, piove coi salici, mentre l'edera va ramingando su per le anfrattuosità, giù per i declivi, rivestendo tronchi e vecchie muragl e.
Abbandonate le ultime grotte, pianeggia largo, con la bella tinta cerulea; accompagnato da una fila di pioppi, si dilata ancora e scende al mare. I pescatori seguono la corrente, calando la rete nelle fosse del fiume; sul ponte di Sagrado, nei giorni di piena, i fiocinieri lanciano le aste artigliate, per raccogliere i frammenti di legno che l'acqua, dopo aver rotto, mena nella sua fuga. L'Isonzo è detto scherzosamente il bosco di Sagrado : fornisce di legna tutto il paese...
Nel 1616, il luogotenente di Udine, Silvestro Morosi-ni, chiamava le acque dell'Isonzo le « acque rosse », per le battaglie che erano state combattute intorno alla città e per i cadaveri che l'Isonzo aveva trasportato, battaglie
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