Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LE NOSTRE TERREappoggiò l'attacco a Monfalcone, sul mare; a Cormons, sul confine del Regno; sopratutto a Gorizia, la capitale...
Sarebbe senza dubbio cosa assurda definire semplicemente un risultato della politica di un luogotenente la invasione slava, di diverso grado, che si rovesciò sulle tre città friulane; ma è certo che l'opera sua si esplicò vigorosamente a cementare i nuclei slavi, che vi sono trasportati e che vi germinano; a tenerli insieme ed a preservarli dalle raffiche nazionali e dagli assorbimenti indigeni...
La popolazione seppe resistere. Sana, bella, gagliarda stirpe, essa trovò nella sua atavica energia la forza delle opere e dei sacrifici che valsero a salvare, nelle ultime battaglie come nei lontani cimenti, la sempre minacciata e sempre riaffermata italianità.
L'Austria ha mosso guerra al Friuli Orientale anche sul terreno economico. Per impedire che nella lotta politica esso traesse nuove forze da un più intimo contatto con Trieste, non ha mai voluto costruire quella strada costiera, che avrebbe facilitato gli scambi fra le due regioni, eliminando il lungo giro e la faticosa salita.
Ma anche così isolato, il Friuli Orientale seppe progredire vigorosamente nel campo economico : e costituì sce un centro di movimento non trascurabile. Gorizia, Monfalcone e Cormons esportano ogni anno un milione di quintali di merci.
Il paese ha fatto da sè, nonostante l'opera negativa o addirittura avversa del Governo austriaco.
Un consorzio friulano costrusse un canale d'irrigazione che ha origine a Sagrado, ove prende, con chiuse potenti, l'acqua dell'Isonzo, e, attraversando con diramazioni di canali secondari e terziari il Frinii, raggiunge, dopo aver fornito qualche migliaio di cavalli d'energia a quattro centrali idroelettriche poste sul suo cammino, il bacino interno del porto di Monfalcone.
Il porto di Monfalcone, che s'interna nella terra ferma per ben tre chilometri e raggiunge quasi la vetusta piazza e le mura medioevali della città, è un'opera ideata dal podestà conte Valentinis, che indusse l'Impresa
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