Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIAdi dedizione » del settembre 1382 non fu che la conseguenza, necessaria per ignoti motivi, di una usurpazione compiuta dal conte Ugone di Duino in nome di suo cugino,* l'arciduca Leopoldo d'Austria, contro il Patriarca di Aquileja, a cui la città si era affidata per essere difesa quando, nella pace di Torino, mediata da Amedeo di Savoia, fu dichiarata indipendente. Non il Comune di Trieste dunque, che nel 1365, prima di accettare la protezione offerta dall'arciduca austriaco, temendo il potente troppo vicino, si era invano rivolto a tutti i Principi dell'Italia settentrionale e persino al Re d'Ungheria, e, credendo di aver ottenuto il benefìcio da Barnabò Visconti, aveva già alzato il biscione sulle torri della città; non il Comune di Trieste invocò la signoria di Leopoldo : questa gli fu imposta da una congiura o da un colpo di mano del tedesco conte di Duino.
Sono conservati i documenti con cui Trieste, poco prima dell'usurpazione, si dichiarò membrum EccìesÌGe Aquileiensis e chiese soccorso contro nemici incredibilmente numerosi; sono conservati i documénti che provano essere continuato il dominio del Patriarca sino addentro nel 1382, quelli con cui da Gemona si annunciò il tradimento e quelli con cui il Patriarca Filippo protestò contro l'usurpazione austriaca. Con l'atto di dedizione, posteriore a questi documenti, i triestini regolarono la situazione che dovevano subire, ma non resero la città possesso dell'Arciduca, sì bene soltanto Comune tributario, in cui il podestà fu sostituito da un capitano. Il dominio effettivo dell'Austria a Trieste risale al 1815; nel 1382 vi fu soltanto un contratto bilaterale, del quale l'Austria, con la consueta malafede, non mantenne le clausole per essa onerose.
I triestini di tutti i tempi però lottarono tenacemente, con passione ed anche con eroismo contro l'Austria per impedire ogni turbamento della loro indipendenza municipale.
Trieste doveva subire il capitano imperiale, però mandava (come nel 1423 a Francesco Foscari) omagei e tributi anche al doge veneziano. Si dibatteva tra due difficoltà, ma seppe difendere italicamente tra le angustie
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