Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      LE NOSTRE TERREdella doppia stretta una libertà municipale che sembra a noi più teorica che reale, pur essendo stimata allora completa. Nessun mutamento del suo stato consentì : il motto sembrò essere « nè Austria, ne Venezia ».
      Perciò i giudici del maleficio del 1418 condannarono quelli che andavano soldati in servizio dell'Imperatore o di Venezia, condannarono nel 1440 un cittadino che contro una sentenza del giudice municipale aveva appellato all'autorità imperiale, condannarono a morte atroce e quelli che, come Domenico Scorpion e Nicolò Urizio nel 1404, congiurarono a favore dell'Arciduca, e quelli che, come Giusto dei Cancellieri nel 1443, congiurarono a favore della Repubblica Veneta. Nè Austria, nè Venezia : quando però nel 1468 una Commissione, condotta dal padovano Mercatelli, andò a Graz per offrire all'Imperatore il dominio di Trieste con una mutazione degli statuti, i patriotti triestini fecero uccidere a Graz da un loro seguace il Mercatelli, e quando il capitano imperiale portò aiuto ai traditori del Comune e assalì la città arrestando molti dei patriotti, questa prese le armi e si ribellò, scacciò gli imperiali éd il Comune mandò il patrizio Cristoforo Bonomo ad offrire in suo nome il dominio di Trieste a Venezia.
      La Repubblica rifiutò. Trieste, abbandonata a sè stessa, si difese contro gli imperiali che ritornarono all'assalto : fu presa, i migliori cittadini furono uccisi nel combattimento o poi impiccati, la città fu saccheggiata e distrutta in tal modo che*negli atti pubblici e privati per lungo tempo l'anno 1469 fu indicato con la circonlocuzione l'anno della dèstruzion de Trieste. Dopo questo fatto, che è il più eroico della storia triestina, il partito austriacante acquistò alla città il diritto di portare nello stemma, sopra l'antica alabarda, l'aquila del Sacro Romano Impero.
      La città, però, rovinata dalle guerre, dalle devastazioni, dalla peste e dalla miseria, non si rassegnò; frequenti furono, ad esempio, le risse fra i cittadini ed i « milites theutonici ». Quando poi, nel 1508, l'Alviano ed il Cornaro la strinsero d'assedio, dopo una breve resistenza, convocato un comizio in cui un vecchio, memo-
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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 8. Le nostre terre (Dal Brennero alla Dalmazia)
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 167

   

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