Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      LA GRANDE GUERRA D'ITALIAre del passato, convinse i cittadini che « Santo Marcho era più sufisiente de mantignirli che non lo Re Maximi-lian et melio vivertano soto Santo Marcho che non soto lo Imperio », i cittadini « butorno zoso gli standardi imperiali zoè neli fossi, zoso per li muri » e aprirono la città ai veneziani. Ed allora nel Maggior Consiglio un patrizio affermò che « finalmente Venezia aveva liberato Trieste dai barbari! »
      Questa frase è tanto più meravigliosa, — giustamente osserv,a il Tamaro, — tanto più profondamente significativa, in quanto negli ultimi due decenni del Quattrocento e nel principio del Cinquecento, Trieste si trovò presa in una lotta che ne minacciò l'italianità nel senso politico e nel senso nazionale : una vera e propria lotta nazionale, intimamente simile a quella sostenuta in questi ultimi anni del dominio austriaco, combattuta anche allora contro i tenaci tentativi fatti dagli Stati carniolici sloveno-tedeschi per annettere e per assorbire Trieste e contro quelli fatti dal Governo imperiale a danno dell'integrità nazionale del Comune. Pochi i documenti rimasti, ma insigni e caratteristici. Gli Stati carniolici chiesero l'annessione di Trieste : all'Imperatore Federico III, che fu il primo protettore di quelle ambizioni, la città, opponendosi risolutamente, ricordò nel 1485 di essere una città italiana e di non aver mai appartenuto alla Germania, ma soltanto agli Imperatori che dominavano in Italia.
      Nel secolo successivo il Comune triestino diede ripetute prove della sua fiera italiariità, respingendo gli atti scritti in tedesco, che Carlo V gli mandava. « Cum latini simus, Ìinguam ignoramus theutonicam », rispondeva Trieste. E un'altra volta, nel 1524, affermava che essendo nei confini d'Italia, i suoi cittadini hanno linguaggio italico...
      Tre secoli e mezzo più tardi la città per mezzo del suo Municipio doveva rinnovare e ripetere, per decenni, con ostinazione e con incrollàbile orgoglio italico, la stessa affermazione, senza poter però, costretta ad una milizia più dura e più opprimente, imitare l'atto italicamente arguto dei suoi antichi, i quali, per alcuni anni dopo il
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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 8. Le nostre terre (Dal Brennero alla Dalmazia)
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 167

   

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