Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LE NOSTRE TERREmiliti valenti Riccardo Pitteri, Cesare Rossi, Alberto Boc-cardi, Elda Gianelli, Silvio Benco, e condottieri animosi e sapienti Attilio Hortis e Giuseppe Caprin.
. Attilio Hortis grandeggia con la maestà della sua incomparabile dottrina. Poco più che adolescente, s'imponeva già all'ammirazione dei dotti di tutta Italia per i suoi studi definitivi, rivelatori, su Giovanni Boccaccio, Francesco Petrarca ed Enea Silvio Piccolomini. Quando in Certaldo fu eretto, con grandi feste popolari, il monumento a Giovanni Boccaccio, fra tutti i dotti d'Italia Attilio Hortis ebbe l'alto onore d'essere prescelto per tenere il discorso inaugurale; e fu discorso memorabile. Costantino Nigra, presentando l'Hortis a Vittorio Emanuele II, gli disse : « Le presento un uomo veramente superiore, di cultura vasta, meravigliosa ». E Vittorio E-manuele con lui s'intrattenne a lungo di Trieste, delle sue origini romane, della sua storia.
Nel 1900, Trieste elesse Attilio Hortis deputato della curia popolare con 11 mila voti. Tutta la città s'illuminò, e l'Hortis, nel rione di San Giusto, dove palpita l'anima del popolo triestino, dopo un discorso saturo d'italianità, ebbe manifestazioni trionfali.
Memorabile il suo discorso al Parlamento di Vienna, in cui domandò fieramente l'Università italiana a Trieste, facendolo precedere da una limpida, inoppugnabile requisitoria contro i governanti di Vienna e contro il trattamento odioso fatto agli italiani delle terre irredente.
Ma l'opera grandiosa a cui Attilio Hortis ha dato il meglio della sua energia e del suo meraviglioso sapere, è quella Storia documentata del Comune italiano di Trieste, alla quale da lunghi anni egli attende. Sarà il maggior monumento che un triestino abbia eretto alla sua città natale, degno coronamento di una esistenza nobilissima, spesa tutta per la patria.
Giuseppe Caprin nacque dal popolo, e dell'origine modesta egli, che sentiva e onorava la nobiltà del lavoro, si compiacque come di un titolo araldico; e del popolo triestino riassunse in se le caratteristiche : le forti energie dell'operare e lo spontaneo sentimento di patria e d'arte, le ingenuità generose e la viva gaiezza.
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