Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      LE NOSTRE TERREvuti all'eccezionale abilità marinara degli armatori triestini, lussignani e dalmati. Alla fine del 1912 erano iscritti come appartenenti al porto di Trieste 236 piroscafi con un tonnellaggio di 324,357 tonnellate, 5025 uomini di e-quipagg'o e 349.070 cavalli di forza; inoltre 1427 navi a vela con 4740 tonnellate e 2201 uomini di equipaggio.
      Anche in questo campo Trieste deve tutto alla sua situazione geografica ed alla meravigliosa intraprendenza dei suoi abitanti : lo sviluppo della navigazione triestina fu dal Governo austriaco piuttosto inceppato che protetto e incoraggiato. Il Lloyd, ricorda il Desico, l'antichissima società triestina, nella prima èra del suo sviluppo si era affermato vittorioso in tutti i mari del Levante vicino e lontano, la sua bandiera era apportatrice d'energia e di italianità. Un giorno interviene il Governo per sottoporre la Società al proprio controllo, impone al Consiglio d'amministrazione un presidente nominato dall'Imperatore,* impone ai capitani impiegati e a-genti croati e tedeschi, eccita i sottufficiali di marina che hanno compiuto il servizio attivo ad occupare i posti sinora tenuti soltanto da macchinisti italiani. Ecco il Lloyd sopprimere alcune fra le sue linee più efficaci e più gloriose, ma troppo poco redditizie per il Governo d'Austria, ed ecco limitare la velocità su molte linee o-ve la concorrenza invece l'aumenta! Libera Società di forti navigatori triestini un giorno, il Lloyd finì per diventare un grande organismo di Stato, burocratico, senza energia e senza intraprendenza. Ma la marina libera — a cui lo Stato non impone restrizioni di sorta, a cui dona una somma minore di quelle godute dai navigatori di altre inazioni perchè corrano i mari e affermino o-vunque la loro bandiera, — s'è sviluppata superbamente per opera dei geniali armatori dei Lussini, d'Istria e di Dalmazia, degni nepoti dei forti, intrepidi marinari della Repubblica di San Marco.
      Trieste da cinquantanni chiedeva il completamento della rete ferroviaria perchè l'efficienza del suo porto-aumentasse con l'ingrandimento del hinterland, trop-


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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 8. Le nostre terre (Dal Brennero alla Dalmazia)
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 167

   

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