Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LE NOSTRE TERREsi addensano come in un formicaio. Qua e là si avverte il commercio ancor vivo del canape greggio, delle schiavine, dei cappotti di pelone, dei cotoni turchini, e si numerano le modeste botteghe che soccorrono all'agricoltura e provvedono ai bisogni della famiglia. Fiori a tutte le finestre, panni colorati sulle corde tese da un balcone all'altro nei cortili. Ogni tanto un piccolo ramo di via laterale mostra il mare e s'illumina di una luce verde; e campielli e callette arieggiano gli isolotti di Cannaregio. Qui incontrate gli ùltimi zendadi, che si conoscevano a Venezia già nel IX secolo...
(Ecco Salvore, ove Sebastiano Ziani e Nicolò Contarmi nel giorno dell'Ascensione affondarono le galere di Federico Barbarossa e trassero prigioniero il figlio dell'imperatore tedesco.
Storia o leggenda? Le ricerche fatte da Giuseppe Caprin lo portavano a tenerlo per vero.
Alcuni critici della storia ripudiano, egli diceva, quel fatto, ma non riuscirono a cancellarlo dalle memorie del popolo, nè a confinarlo nei vecchi volumi che raccogliendolo, opposero alla negazione argomenti di probabilità. E nonostante la ostinata e dotta polemica, corre tuttavia per le carte che trattano di cose istriane, rafforzato da nuovi ragionamenti.
Narrano che mentre Federigo Barbarossa opprimeva l'Italia, e creò tre antipapi in odio ad Alessandro III, questi fuggi a Venezia, travestito, e dopo aver passata la notte presso la calle del Perdon di S. Apollinare, si presentò la mattina seguente al convento di Santa Maria della Carità ed ottenne di esservi accolto per guat-tero. Vi restò sei mesi, ma riconosciuto da un francese per nome Comodo, venne accompagnato con grande pompa al tempio maggiore, quindi alloggiato nel palazzo del patriarca di Grado a S. Silvestro.
L'imperatore Federigo, sdegnato dell' accoglienza fatta al Pontefice dal Veneto Senato, armò settantacinque galere nelle Puglie e in Sicilia per castigare la Repubblica. Il doge Sebastiano Ziani volle sorprendere la flotta nemica e si recò in fretta a Pirano con trentacinque navi, e si pose in agguato dietro la punta di Salvo-
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