Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LE NOSTRE TERREE la loggia che nella piazza chiama ancora a raccolta i cittadini, ed il Duomo dalle superbe sedie co-Tali e dalle prepose reliquie, annunciano il veneto costume, rimasto ancor vivo, del parlamento e della preghiera, su cui si sviluppò la libertà dei Padri, palpitando garruli nel vento i gonfaloni di quella Repubblica ¦che seppe raccogliere l'eredità di due imperi e governare giusta e munificente.
Poche province italiane sono più ricche di monumenti di questa Dalmazia bella in cui lo splendore della Repubblica lagunare e la possente ricchezza di Roma antica penetrarono facendone una regione degna ¦dell'italico suolo a cui essa appartiene non solo per la sua positura e per la sua configurazione naturale, ma anche per le tradizioni della storia, dell'arte, della coltura, per le ragioni della sua vita economica.
Ricalcando le grandi orme di Roma si arriva ai luoghi ove sorgeva Salona col meraviglioso palazzo di Diocleziano.
Nel secondo secolo prima dell'era volgare, la Repubblica romana, estendendo il suo dominio nell'Illiria, conquistò Salona, bella città doviziosa, chiusa tra il valico di Clissa e l'azzurro mare come in un cerchio di sogno. Roma vi portò il suo fasto grandioso ed abbagliante, e governata dal proconsole Giulio Cesare, la città rifulse ancora più di marmi insigni e d'opere formidabili, così che ancora tra le pendici del Mossor e il golfo delle Castella appaiono le rovine di muraglie e di acquedotti colossali costrutti anche per volontà di Augusto, ohe volle Salona elevata alla grandezza di metropoli della provincia dell'IlliriQO.
Sotto i romani — scrive Carlo Battaglia — Salona prosperò meravigliosamente e le mura cesaree più non bastando a contenerla, ne furono costruite altre più vaste e formidabili per volere di Marco Aurelio. Terme sontuose, un anfiteatro per i ludi, un teatro magnifico accrescevano il pregio di quella città che i romani chiamavano « gemma dell'Impero ». e presso cui l'impe-rator Diocleziano faceva costruire il suo palagio fastoso e grandissimo ov'egli doveva trascorrere i giorni
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