Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LE NOSTRE TERREbastanza considerevoli. Del primo, il più meridionale, abbiamo bensì qualche incerta notizia, ma nessuna traccia, se non quell'elemento latino che era penetrato nell'intimo dell'idioma albanese; il secondo, invece, se o-ra è anch'esso scomparso, non è però scomparso da molto tempo : e fu il vero linguaggio originario della Dalmazia, il linguaggio della sua vera anima, della sua indomita latinità. Solo assai lentamente gli invasori slavi poterono tentar di distruggere l'opera di Roma, sovrapponendo a quegli eredi della lingua e civiltà latine le proprie orde, la propria lingua, la propria incultura.
Sul principio del secolo settimo, passati più che otto secoli di dominio romano, quando la Dalmazia era ormai interamente romana di spirito, di cultura e di lingua, s'iniziò, dopo fugaci invasioni germaniche, il periodo delle invasioni slave. Fin dal luglio dell'anno 600, papa Gregorio I così rispondeva all'arcivescovo Massimo di Salona circa le gravi notizie che questi mandava : « Molto mi affliggo invero e mi sgomento degli slavi, che vi minacciano così da vicino; mi sgomento, perchè già per la via dell'Istria hanno cominciato a penetrare in Italia. »
E che dolorosa consolazione egli offre! Eppur vera e prof etica :
« Ma non vi affliggete troppo, ciononostante; giacché chi vivrà dopo di noi, vedrà tempi peggiori. »
Pochi anni dopo, Salona era distrutta, poi Epidau-ro, e così via. Risorgevano esse bensì in Spalato e Ragusa; ma pure, il nuovo linguaggio neolatino che si veniva sviluppando in Dalmazia, il dalmatico, incominciò presto a perder terreno, a ritrarsi dal monte alle spiag-gie, dove trovava miglior difesa contro i barbari, ignari e timorosi del mare; dalle campagne alle città, dove più facile era che prevalesse contro la barbarie la forza della cultura.
Le notizie dirette che abbiamo, sono troppo scarse ed incerte, perchè si possa tratteggiare con qualche precisione la storia dolorosa del" vecchio idioma romanzo; non mancano però in modo che non ci sia attestato con sicurezza, durante i secoli del medioevo, il predominio
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