Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      LE NOSTRE TERREdenti fino alla centesima generazione, la calata nelle a-gognate, feraci pianure italiche. La concordanza tra gli antichi tempi e i presenti, su questo argomento della rete militare di strade alpine, è così stupefacente, che io dubito a chi assegnare la palma in questo campo di preparazione guerresca. I commercianti triestini, diretti al Danubio, traversavano le Giulie al passo dell'Ocra : e quindi, per Nauportus, scendevano alle malsane paludes Lugeae. Vi erano poi le vie litoranee per Pola e per A-quileia : quella che risaliva la Valle dell'Isonzo per Cadore in quella del Predil e così di seguito. Queste erano vie prevalentemente commerciali; quelle militari, per le porte nord-orientali della Penisola, irradiavano dal campo trincerato Concordia-Aquileia...
      « Il punto più essenzialmente strategico della rete stradale militare, presso del quale si sono contese le cento volte, con diversa vicenda, le sorti della Penisola, era il Pons Sontii, il ponte dell'Isonzo, a 14 miglia da Aquileia, sulla strada della Pannonia, tra Gradisca e Gorizia. Ne parlano specialmente Cassiodoro e l'anonimo Valesiano, a proposito della invasione di Teodorico, che per esso penetrò in Italia e vinse l'esercito di O-doacre. Qui aveva già poste le tende l'esercito di Massi-mino, il quale lo ricostruì ex-novo, e riattò la via Gemina nel 285; quivi, al confluente del Frigido, Teodosio disfece Eugenio nel 435. Questo malaugurato ponte servì di valico ai barbari di Alarico e di Vitige, ai ferocissimi Longobardi e persino ai Turchi del secolo XV.
      « Aquileia deve la sua esistenza alla invasione gallica del 183 a. C. Ma quanti disastri, quanti estermini, le valse questa posizione privilegiata di sentinella d'Italia, dal 183 a. C., data della sua fondazione, sino al 452, data del suo esterminio, per opera di Attila, flagellum Dei! Si sa da Livio che i primi coloni furono tremila le-gionarii, circa 30 centurioni, e un ragguardevole numero di cavalieri. Ebbene, pochi anni dopo, nel 169, così molesti erano divenuti i vicini d'oltre Isonzo, che il Senato si vide costretto a rafforzare la colonia con altre mille e cinquecento famiglie. Ciò non ostante, fino dai tempi di Augusto, gli Japidi dell'odierna Croazia tentarono su


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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 8. Le nostre terre (Dal Brennero alla Dalmazia)
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 167

   

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