Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIAove conferì col Principe di Bismarck. Questi gli disse ch'era pronto di conchiudere un'alleanza difensiva contro la Francia, ma che con l'Austria voleva conservarsi amico; ed infine che la Germania si disinteressava della questione d'Oriente.
Come si rileva dal diario di Francesco Crispi, egli dichiarò a Bismarck :
« Noi italiani non possiamo essere disinteressati come voi nella soluzione della questione d'Oriente. Le voci che corrono ci fanno temere che noi ne saremo danneggiati. Vuoisi che la Russia, per assicurarsi l'amicizia dell'Austria, abbia offerto a questa la Bosnia e l'Erzegovina. Ora, 1' Italia non potrà permettere che l'Austria occupi quel territorio. Voi lo sapete : nel 1866 il Regno d'Italia rimase senza frontiere dalla parte delle Alpi orientali. Se l'Austria ottenesse nuove province, le quali la rafforzassero nell'Adriatico, il nostro paese resterebbe stretto come entro una tenaglia e sarebbe esposto ad una facile invasione tutte le volte che ciò convenisse al vicino Impero. »
Bismarck, nel '66, era stato favorevole alle spira-zioni italiane. Infatti, il generale Govone, inviato militare-politico a Berlino, riferiva, il 28 luglio 1866, al ministro degli Esteri Visconti-Venosta :
« Il conte Bismarck comprende i motivi che spingono il Governo italiano a reclamare il Tirolo e le altre province italiane; ma è d'avviso di riservare questa questione per più tardi. Aggiunse che, se le ostilità dovessero ricominciare, sarebbe molto lieto di vederci occupare la più vasta estensione possibile di territorio austriaco; e, avendogli domandato se, in questo caso, sarebbe disposto di modificare ed estendere la portata del nostro trattato, aggiungendo dopo la parola « Venezia » le parole « Trentino ed Istria », che citai incidentalmente, mi rispose di sì, e mi autorizzò, dietro domanda che gli mossi, di dichiararlo ufficialmente a Vostra Eccellenza e di dirle che allora verrebbe aggiunto un articolo addizionale al nostro trattato. »
Ma undici anni trascorsi avevano mutato le idee dello statista tedesco. A Crispi egli indicò quale soluzio-
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