Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LE NOSTRE TERREstriache anteriori al 1866 mostrano pertinenti alla provincia di Udine, ma sulle quali, dal 1866 in poi, il governo austriaco ha fatto, grazie alla solita debolezza del governo d'Italia, atto di possesso in continua gara con noi.
« Qualche altra cosa di simile si prepara, non v'ha dubbio, nella valle del Natisone, dove, in una delle più singolari storture della frontiera, presso la Cima Uogu (M. Lubja), l'ultima edizione della carta militare austriaca, correggendo tutte le edizioni precedenti, fa austriaco, per una larghezza di 300 metri, un tratto di territorio sempre riconosciuto nostro. »
E va ricordato qui il noto episodio dell'usurpazione di Cima Dodici, che, insieme a tanti altri, documenta la invadenza usurpatrice di cui l'Austria aveva fatto un sistema costante.
La frontiera che l'Italia dovette accettare nel 1866 non era emendabile; non potevano bastare le rettifiche : bisognava assolutamente cambiarla di sana pianta.
Questo sapeva nel 1866, quando imponeva l'infelice tracciato, il governo austriaco, non rassegnato affatto alla perdita delle province italiane, anzi deliberato a render facile, per quanto possibile, una nuova invasione, o, quanto meno, a tener sempre appuntata vantaggiosamente un'arma contro un avversario posto nelle condizioni più ardue e malagevoli di difesa. Questo sapeva egualmente nel 1866, e lo seppe sempre dipoi, il governo del nostro paese, costretto a sentire di continuo il gravame e il dolore di quella piaga aperta nel Banco, costretto anzi per essa a rimaner trent'anni, di fronte all'Austria, alleato di nome, in realtà pupillo pauroso del vicino minacciante di continuo sulle soglie disarmate della nostra casa.
Quale deve essere la nuova frontiera ohe l'Italia si prefigge di conquistare? Quei soli confini — risponde l'Errerà — possono soddisfare ai bisogni dello Stato i-taliano, i quali, includendo entro il Regno i fratelli oggi servi, assicurino nel contempo ad esso quella naturale durevole sicurezza, che oggi non possono dargli i labili
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