Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      LE NOSTRE TERREabitanti di lingua francese. Nè il Regno subalpino, nè il nuovo Regno d'Italia violentò l'uso dell'idioma francese in Val d'Aosta, che solo per coefficienti geografici ed economici, ed assai lentamente, perde terreno.
      La nuova Italia, saviamente, lascia fare al tempo. Facilita, ma non impone. Nel seno d'una nazione essenzialmente liberale, i valdostani, « buonissimi italiani di lingua francese », avranno tutto l'agio — osserva Ettore Tolomei — di compiere l'assimilazione inevitabile un po' per volta, chè l'integrità della-patria non corre pericolo quando tra la Valle d'Aosta e la Frància s'innalza l'immane muraglia alpina, e sovr'essa il confine politico. E, d'altra parte, è lodevole l'equanimità della nazione francese, che non ha mai pensato ad accampare diritti nazionali sulle alte valli piemontesi, e nemmeno ad opporsi, per mezzo delle società culturali, al lento ma progressivo avanzare dell'italianità verso il suo naturale confine delle Alpi.
      Il Senato romano respingeva di là dalle Alpi alcuni barbari, ch'erano penetrati in Italia per fondarvi un villaggio : non già, dice Tito Livio, per paura che il Senato avesse di quel pugno d'uomini, che venivamo in veste umile di supplici, ma. perchè voleva che fosse noto a tutti che le Alpi erano riguardate da Roma come la sua naturale difesa, e come una barriera insormontabile alle genti che abitavano fuori d'Italia.
      L'Italia odierna non avrà bisogno di ricacciar nessuno al di là delle sue naturali frontiere : gli stranieri dimoranti fra il nostro popolo, al contatto delle nostre giuste leggi, sotto l'impero della nostra libertà, si sentiranno italiani.
      Non di quei manipoli d'abitatori d'altro linguaggio deve dunque preoccuparsi l'Italia nel segnare i suoi nuovi confini, ma delle necessità militari. E la necessità strategica concorda coi segni della natura.
      « Poiché la configurazione geografica dell'Alta I-talia — scriveva il Borghetti — ha nelle vette del gran cerchio alpino una netta limitazione simile all'orlo di un vaso, dentro a questo la nostra nazionalità si contenne mirabilmente con segni indelebili. Non si può dunque
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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 8. Le nostre terre (Dal Brennero alla Dalmazia)
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 167

   

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