Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      LA GRANDE GUERRA D'ITALIAcise a quella politica d'espansione in terraferma, la quale in breve tempo la rese signora del territorio fra il mare e le Alpi, fra l'Isonzo e l'Adda : territorio ch'essa conquistò, dopo avere annientato i piccoli ma minacciosi staterelli che aveva alle spalle, e dopo essersi portata con vantaggio contro i duchi di Milano.
      Venezia ebbe nell'Adriatico a combattere le repubbliche rivali : Pisa e Genova.
      Verso la metà del secolo XIII, i pisani avevano cercato di stabilire presso Ravenna una base navale; respinti, erano tornati ancora alla carica. Più tardi, Venezia s'era stretta in lega con Pisa contro Genova; ma la battaglia della Meloria venne ben tosto ad eliminare Pisa dal numero delle Potenze con le quali si doveva contare.
      Restava aperta la partita fra Genova e Venezia : lunga partita, che durò centotrent'anni, e finì col trionfo di San Marco.
      Ma la vittoria finale non arrivò che dopo terribili disastri. La battaglia delle Curzolari segnò quella tremenda sconfitta della flotta veneziana, che costò la libertà a Marco Polo. E ottant'anni più tardi, al largo di Fasana, Vettor Pisani vide distrutta dai genovesi quasi tutta la sua armata.
      Fu allora che la flotta genovese osò assediare la laguna. Ma Venezia, raccogliendo le ultime forze, ebbe la sua rivincita : davanti a Ohioggia, sconfisse terribilmente l'armata di San Giorgio, e finì la guerra più che secolare.
      Altra pericolosa nemica dei veneziani fu, nel secolo XIV, la Casa d'Angiò, che dalle terre del reame di Napoli dominava anche il basso Adriatico, e dopo l'estinzione degli Arpadi era ascesa pure al trono d'Ungheria. Luigi il Grande d'Ungheria riconquistò la Dalmazia, ohe già nei secoli precedenti era stata assoggettata da monarchi ungheresi, nonostante l'ostilità delle popolazioni.
      Più di una volta gli Angioini d'Ungheria traversa-— 30 —


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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 9. Il mare nostro (Il dominio dell'Adriatico)
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 159

   

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