Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
IL MARE NOSTROno sovente naufragio in -quei bassi fondi cotanto soggetti alla violenza de' marosi.
« Cittadino Generale, l'Italia priva dell'Istria e Dalmazia si vedrebbe dunque, malgrado la sua libertà, distrutta in un momento la sua marina, gran parte del suo commercio e specialmente tutto quello di Levante. Questi danni fatali non le lascerebbono forse mai provare i vantaggi della libertà in quella guisa, che le promisero i ma-ravigliosi trionfi.
« L'acquisto dell'Istria e della Dalmazia renderebbe poi l'Austria troppo contenta delle sue sconfitte, facendole tornare in gran bene le sue perdite. Cittadino Generale, vi sarà noto, come consta da autentici documenti, che l'accorto Imperadore Giuseppe II, il meno cattivo dei Re, propose più volte ai veneziani il cambio della Lombardia, compresavi la stessa Mantova, con l'Istria e con la Dalmazia, e che essi lo rifiutarono costantemente, per e-vitare la propria rovina.
« L'Austria coll'Istria e colla Dalmazia diventa potenza marittima, cosa a cui aspira da secoli, senza averla mai potuta ottenere. Essa sarebbe naturalmente l'arbitra del commercio che fanno i veneziani in levante. I grani, i vini, le mandrie, ed altre pingui entrate dell'Ungheria condotte per la Dalmazia al mare, porterebbono ne' regni austriaci ogni maniera di ricchezza, e darebbono l'ultimo crollo anco al commercio domestico degli italiani, avvilendo a concorso il prezzo delle naturali loro produzioni, e rendendone assai malagevole lo smaltimento.
« L'Austria padrona dell'Istria e Dalmazia può arr-mare squadre formidabili, e si rende tosto signora dell'Adriatico. Quindi estendendo le ambiziose sue mire, e collegata colla Russia ed Inghilterra, ghignerebbe presto a togliere ogni specie di commercio ne'l levante non solo agli italiani tutti, ma agli stessi francesi; e Venezia, Ancona, Livorno, Genova, Nizza e Marsiglia specialmente, andrebbono in rovina.
« Cittadino Generale, i re non lasceranno mai di o-diare a morte le Repubbliche per la opposizione degli interessi, e temendole ne* tempi difficili, attenderanno sem-
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