Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      IL MARE NOSTROvranità temporale del Friuli, l'avevano anche nell'Istria; ed allorquando la repubblica di Venezia si sostituiva al patriarca nell'un paese, lo faceva ben presto anche nell'altro. Venezia, la quale poteva sussistere senza il Friuli e senza Trieste fino a un dato tempo, sentiva di non poter sussistere senza l'Istria, la quale difatti accettò più presto e più volentieri il suo piuttosto protettorato che dominio... »
      Il 27 giugno del 1866 la squadra austriaca, comandata dall'ammiraglio Tegetthof, si presentò ad Ancona, spavalda e provocante, sparando qualche cannonata contro la Maria Pia, che si mosse ad incontrarla, mentre tutto il resto della flotta italiana, agli ordini dell'ammiraglio Persano, stava a contemplarla. Il naviglio austriaco a vapore sfilò, sotto gli occhi di Persano, con maestosa lentézza, lasciando indietro ondate di fumo e clamori di spume; le fregate di legno passarono a vele aperte ed a bandiere al vento, e di tutta questa rumorosa parata non rimase altro sul mare — di lì un poco — che un biancor di vele, un fluttuar basso di fumi, ed i fischi ironici delle sirene austriache, irridenti a Persano.
      Fu il prologo della tragedia di Lissa.
      Persano giustificò la sua immobilità dicendo : che gli equipaggi ardevano di battersi... e quindi era « prudenza » non « prestar loro troppo facile orecchio »; che il Re d'Italia ed il Re di Portogallo si trovavano col carbone in fermento nelle loro tramoggie e lavoravano a sbarazzarsene gettandolo in mare; che il Re di Portogallo, inoltre, non poteva agire colle macchine, per in> perizia del suo primo macchinista; che l'ancona stava in porto con alcuni pezzi delle macchine smontati per necessarie riparazioni; che la Varese e la Palestro segnalavano che i loro macchinisti si rifiutavano al maneggio delle macchine perchè non al regio servizio; che il Carignano e la Terribile stavano cambiandosi i cannoni, e che a tutto ciò — scriveva Persano stesso in quelle sue terribili memorie pubblicate nel 1872 — si doveva aggiungere il disordine dell'intera flotta occupata a rifornirsi del carbone consumato nella navigazione da Ta-
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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 9. Il mare nostro (Il dominio dell'Adriatico)
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 159

   

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