Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      LA GRANDE GUERRA D'ITALIAnon ha più libertà di movimento, le stesse vite umane sulle nostre spiagge sono in continuo pericolo.
      Per quanto riguarda le mine, due sono le cause per cui la sponda orientale è una continua minaccia alle nostre navi, alle imboccature dei nostri porti, a tutte le nostre coste, paralizzando anche in periodo di neutrar lità la vita economica di tutto un versante della penisola abitato da oltre dieci milioni di italiani.
      Anzitutto, le condizioni specialissime della profondità dell'Adriatico che permette quasi dovunque le più pericolose torpedini, quelle ad ancoramento, le quali possono soltanto usarsi quando i fondali non oltrepassino il centinaio di metri.
      Ora, mentre in tutto il Mediterraneo la linea dei cento metri di profondità è quasi dovunque molto prossima alla costa, ciò che si verifica specialmente nel Tirreno e nell'Jonio, quasi tutto il mare Adriatico, invece, dall' una all'altra sponda, ha profondità inferiori ai cento metri, e bisogna cercare ben al disotto della congiungente Zara-Ancona, per trovare uno stretto spazio al centro del mare, dove lo scandaglio possa indicare una maggiore profondità. Queste condizioni eccezionali di tutto un mare, permettono in brevissimo tempo, con pochi piroscafi di qualunque natura facilmente trasformabili in navi affondamine, di spargere in tutto l'Adriatico questi terribili strumenti di morte e di distruzione.
      Ma a tale riguardo le condizioni sarebbero pari per ogni marina adriatica, se gli altri elementi idrografici e meteorologici non rendessero tali torpedini quasi esclusivamente pericolose per noi. Infatti, la natura delle correnti marine adriatiche e quelle dei venti e delle mareggiate sono tali, che ogni torpedine, privata del suo ormeggio per forza di tempo, per malvolere o per qualsiasi altra eventualità, deve forzatamente finire in maggiore o minor tempo sulle nostre coste.
      Aggiungasi che soltanto la nostra flotta sarebbe costretta a battere sempre il mare per mancanza assoluta di convenienti rifugi, specialmente per le maggiori unità da battaglia, che sarebbero così le più minacciate.
      Le stesse considerazioni potremmo fare per un al- '
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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 9. Il mare nostro (Il dominio dell'Adriatico)
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 159

   

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