Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIA
« I testi antichi confermano luminosamente il nostro buon diritto a considerare italiana la terra di Dalmazia.
a Dagli scrittori dell'età successiva di Augusto, apprendiamo che nell' Italia orientale erano comprese Nauporto ed Emona, vale a dire la regione in cui oggi sorgono Ober Laibach e Laibach, ossia Lubiana, il che ben s'intende, ove si consideri che lo Zeglia, sino a raggiunger la Drava e l'alto corso della Sava, segna i veri limiti d'Italia verso la Monarchia degli Absburgo. Ben lo comprese Bonaparte, che con il trattato di Pre-sburgo, accludeva di nuovo queste regioni nel Regno italico.
« Durante il periodo più fiorente dell'Impero, l'Illirico fu considerato come l'antimurale d'Italia. Allorquando le sorti di Roma vennero affidate a Diocleziano, gloria della Dalmazia, nella Diocesi d'Italia, oltre alle Alpi Cozie, alle Marittime, alla Sicilia, alla Corsica, alla Sardegna, vennero comprese le Rezie, ossia tutto il Tirolo e l'Illirico.
« L'Illirico e la Dalmazia continuarono a costituir parte dell'Italia, ancdr al tempo del barbaro Odoacre, e Napoleone ponendo riparo all'errore di Campoformio strappava all'Austria l'Istria, la Carniola, la Dalmazia, e tutte le coste che dal Quarnero giungono sino alle Bocche di Cattaro. Napoleone dichiarava che queste regioni erano il necessario antimurale per proteggere il nuovo Regno d'Italia.
« Il popolo — aggiunse l'on. Pais — che occuperà le coste della Dalmazia, eserciterà sempre una prevalenza su quelli dei lidi opposti; non saranno lotte di pirati, ma tutti i pericolosi strumenti di guerra dell'età nostra saranno solo a vantaggio di chi avrà la base marittima negli insidiosi arcipelaghi delle isole dalmate.
« È stato più volte asserito che l'Italia deve con vigile sguardo spiare lo svolgersi delle relazioni internazionali nell'ampio bacino del Mediterraneo, ove le sarà un giorno concesso di assicurare la prosperità del suo nome e dei numerosi suoi figli che essa non basta a nutrire. Ma non è men vero che non potrà liberamente
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