Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      IL MARE NOSTROattendere al suo compito, ove non abbia sicure le sponde orientali dell'Adriatico, che per la loro conformazione possono divenire per noi il più grave pericolo. Le sponde dell'Adriatico sono così conformate, che non concedono, senza nostro danno, un eccessivo sviluppo di altre nazioni marittime; di ciò la prova è data dalle vicende di Siracusa, di Roma e di Venezia.
      « Come Siracusa e Roma, Venezia ha mirato alla dominazione dell'Adriatico. Conquistata la propria indipendenza, contesale da imperatori d'Oriente e da principi germanici, la Serenissima, al pari di Roma, comprese che l'incontrastato possesso delle coste dell'Adriatico le era necessario per il dominio marittimo, e questo dominio è legato con quella conquista di Zara, festeggiata per secoli il giorno dell'Assunzione. »
      Ricordato poi il lutto e le lagrime delle genti della sponda orientale per la caduta della Repubblica di Venezia, I'on. Pais così concludeva :
      « Nel pianto dei vostri avi, o istriani, o dalmati, e-ra più che il solo dolore della gloria perduta, di quella gloria che li aveva affratellati in una stessa storia di trionfi; nelle loro lagrime v'era il rimpianto per la nobile civiltà latina, che già per due volte aveva illuminate le tenebre addensate dai barbari invasori del nobile suolo italiano.
      « Non piangevano solo la Serenissima, indegnamente venduta, Venezia, sotto il cui vessillo avevano già innalzato a Costantinopoli, a Lepanto, i canti della vittoria, ma ricordavano le ore fosche delle invasioni passate, e fremevano al pensiero dei vicini, che avrebbero ancora tentato di strappar loro la storia e la lingua vostra italiana, e con la lingua il ricordo.
      « Fratelli della Dalmazia, i vostri avi, nel dolore, disperati, fra le lugubri note del De Profundis, sentivano naufragare ogni speranza. Ma più tardi, quando l'onta di Lissa aggiunse il rossore, forse segretamente si confortarono che il glorioso vessillo di San Marco, che aveva sventolato sulle vittorie di Lepanto e di Bisanzio, non vedesse l'estrema sciagura; e disperarono. « Disperarono di cantare un giorno il canto della
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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 9. Il mare nostro (Il dominio dell'Adriatico)
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 159

   

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