Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      IL MARE NOSTROPer due millennii, la civiltà italiana, dalle sue origini latine attraverso tutti i segni gloriosi delle sue non mai spente energie, ha mantenuto verso il giusto confine e sulle due rive dell'Adriatico un dominio spirituale tanto più innegabile, quanto più mutazioni di fatti o malizie di governi andavano determinando la sproporzione numerica fra la minorità dei dominanti educatori e la maggiorità dei dominati trasformatisi al raggio perpetuo di questo superiore elemento di vita.
      In Istria e in Dalmazia, gli slavi proruppero in parte con l'impeto del torrente, in parte vi furono accolti come ospiti, e talora — come dalla Repubblica di Venezia nell'Istria — invitati; ma non trasformarono, sì bene furono trasformati. Nel secolare contatto diedero ai latini di sè alcuni elementi esteriori; dai latini ricevettero quanto bastò, non a superare, o anche soltanto a uguagliare i maestri, ma a divenire per lungo tempo i più civili fra gli slavi delle vicine terre balcaniche.
      Vi fu un tempo nel quale e il doge di Venezia e l'uno o l'altro principe croato, si chiamarono duci della Dalmazia; ma la sovranità croata è un documento d'archivio e la sovranità veneta (per esprimere in forma storicamente imperfetta la sovranità del genio italico) ostenta ancora i segni della sua vitalità nelle città della costa, ovunque un monumento s'innalzi a gloria d'una tradizione.
      Una società croata — ricorda Attilio Tamaro, mettendo in vivo rilievo il valore simbolico di tali episodi — s'era dedicata a soavi archeologici i quali dovevano illustrare una civiltà croata. Scavarono in molti luoghi, ma da per tutto la terra rendeva lapidi, scolture, terrecotte romane. Si cercavano tracce di chiesette votive innalzate dai duchi croati, e si trovavano transenne, plutei, capitelli di stile bizantino italico. Il Governo austriaco ordinò scavi a Salona, ma l'archeologo croato ch'ebbe l'incarico non riuscì a scavare che testimonianze romane. Dai frammenti di templi disotterrati, parevano levarsi le voci dei Dalmati romani. « Un giorno, presso alla soglia d'un tempietto, apparve un umile architrave scritto e le rovine smosse fecero ri-
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      I. reggio — Storia della grande guerra d'Italia — Voi. IX 7


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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 9. Il mare nostro (Il dominio dell'Adriatico)
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 159

   

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