Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIAad onore dei generosi Triestini, ai quali bastò una parola, un gesto, ai quali l'eccitamento non fu titolo alla esecuzione, ma soltanto un mezzo di esecuzione più rapida, istantanea.
« Presentato da una commissione il nostro addriz-zo alla Società del Lloyd, ebbimo di risposta dalla Presidenza che non solo si acconsentiva, ma che lo si faceva a condizione di non accettare pagamento di sorta da chi che sia. Nobile gara di magnanimi sentimenti! degno esempio ai pochi, che si arrabattano ancora fra le ire municipali, tra le gloriole di una burocrazia cittadinesca e dannosa!
«Alle 3 e mezza pomeridiane, il piroscafo « lrie-ste », quello stesso ch'era giunto nella mattina, salpava dal porto di Trieste, conduoendo una decina di giovani, desiosi di salutare la rinnovellata Venezia.
« Gli evviva e le benedizioni del popolo, accalcato sulla riva, mentre il vapore si allontanava, durarono finché a noi durò l'udito e la vista. Ho ancora davanti agli occhi un vecchio popolano che, piangendo, inginocchiatosi sull'estrema punta, e toltosi di testa il cappello, ci augurava da Dio un viaggio felice e un esito ancor migliore nella nostra impresa!
« E il viaggio, come non avrebbe potuto esser felice, sotto auspicii sacri così, con la religione di affetto, che ci spronava ad intraprenderlo?
« Ne agitavano bensì due timori gravissimi : l'uno, e massimo, che l'arrivo nostro ritardasse di troppo, perchè ognuno di noi era convinto come, in tale frangente, un'ora poteva far traboccare una bilancia, perchè sapevamo come a chi soffre e aspetta e non dispera mai, un minuto sia un secolo, un'ora sia l'avvenire. E questo timore si raddoppiava nell'altro che il piroscafo non riuscisse, essendo già notte e il vento e il mare ingrossato, di raggiungere il porto; ma, grazie all'esperta diligenza del bravo capitano Pallina, sulle otto e mezza di sera .noi eravamo davanti la Piazzetta, dopo sole cinque ore di viaggio; e fu insomma un viaggio benedetto da Dio! Giungendo, ci si avvivò la speranza che le notizie e le carte da noi recate fossero d'altra parte
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